La finanza sostenibile seduce anche la Banca d'Italia

I tecnici di Palazzo Koch puntano sulla gestione dei titoli verdi. I criteri Esg garantiscono la stabilità sul medio periodo

La finanza sostenibile seduce anche la Banca d'Italia

La Banca d’Italia guarda alla finanza sostenibile per definire le sue strategie di investimento. L’istituto centrale ha diffuso un documento in cui spiega come questa scelta sia strategica per garantire una migliore sostenibilità della propria politica di investimento nel medio e lungo periodo. I tecnici di Palazzo Koch hanno diffuso un dettagliato dossier per evidenziare i razionali alla base delle politiche di investimento adottate negli ultimi mesi. Azioni che devono tener conto anche della mission istituzionale: “A differenza di un investitore privato, interessato generalmente a ottimizzare il profilo di rischio-rendimento del portafoglio nella congiuntura presente, la banca centrale deve costruire un portafoglio che tenda ad apprezzarsi (o a deprezzarsi il meno possibile) negli scenari futuri in cui essa può essere chiamata ad assumere elevati rischi in conseguenza delle proprie funzioni istituzionali”.

I fondi Esg sono entrati nell’orbita della Banca d’Italia già nel 2019. Una tattica in sintonia con una tendenza del mercato ormai molto solida: gli investimenti verdi e sostenibili hanno saputo riservare ottime performance anche nelle delicatissime fasi della pandemia. Numeri che hanno convinto sempre più investitori a puntare sulle realtà capaci di saper coniugare profitti e tutela delle risorse ambientali. Elementi che ormai sono entrati nel Dna di tutte le società quotate italiane: realtà che ogni anno devono informare i mercati in merito alle scelte fatte per tutelare l’ambiente. Documenti non finanziari che finiscono per influenzare gli andamenti dei titoli e le prospettive di crescita di un’azione o di un intero comparto. Questo tipo di dinamiche sono note ai tecnici di Bankitalia. Il documento recentemente adottato spiega la portata del fenomeno: “Negli anni recenti il contrasto al cambiamento climatico e la transizione verso un modello di sviluppo economico sostenibile hanno assunto una rilevanza centrale per le istituzioni, le imprese e le persone. In ambito economico e finanziario, gli aspetti della sostenibilità sono pertanto individuati empiricamente lungo tre dimensioni: quella ambientale, quella sociale e quella del governo delle imprese. Le imprese che adottano le migliori prassi Esg possono conseguire significativi vantaggi, anche in termini economici”.

Ignorare la finanza sostenibile sarebbe un boomerang tanto per i piccoli risparmiatori quanto per i grandi investitori. La Banca d’Italia ritiene che il sistema finanziario svolga un ruolo cruciale per la transizione: “Condotte aziendali inappropriate possono infatti generare costi e rischi non solo per le singole imprese, ma per il sistema economico nel suo insieme e riflettersi, talora anche nel breve periodo, sulla stabilità finanziaria e sulla crescita economica. Le imprese attente ai fattori ESG sono generalmente meno esposte a rischi operativi, legali e reputazionali e sono più orientate all’innovazione e all’efficienza nell’allocazione delle risorse; per questo motivo sono ritenute più interessanti dagli investitori e beneficiano di un minore costo del capitale”.

Gli investimenti di natura “non monetaria” di Palazzo Koch saranno quindi gestiti guardando al rispetto dell’ambiente e ai vari impatti di natura sociale connessi alle attività economiche.

Nelle tabelle diffuse si legge come vengano considerati per escludere alcuni investimenti sia il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari sia alcune decisioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni unite. Variabili che rendono più solide le politiche di investimento della Banca centrale. Una scelta a tutela di tutta l’economia nazionale.

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