Fine settimana di proteste ad Algeri ma la rivolta non decolla

Ad Algeri scendono in piazza i giovani ma le forze di polizia e i sostenitori di Bouteflika controllano la situazione. Ferito leader dell'opposizione. Il governo, intanto, si prepara a investire risorse a favore dell'occupazione giovanile.

Fine settimana di proteste e di tensione ad Algeri, dove una serie di manifestazioni contro il governo sono state bloccate dalla polizia e da manifestanti filogovernativi. In uno dei tre cortei della capitale algerina, organizzati da una fazione del Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia, è rimasto ferito Said Sadi, leader del partito d'opposizione «Raggruppamento per la cultura e la democrazia» (Rcd), colpito con una coltellata alla mano da uno dei simpatizzanti del governo.
Raggiunto telefonicamente dai giornalisti, Sadi ha dichiarato che la ferita «non è grave». I tre cortei erano stati organizzati in diversi punti della città, sfidando il divieto di manifestazione in vigore nella capitale. Durante la marcia verso il centro cittadino i manifestanti si sono scontrati con agenti in tenuta antisommossa - la polizia sorveglia da settimane i punti nevralgici della città - che hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Successivamente gruppi di simpatizzanti del presidente Abdelaziz Bouteflika, al grido di «Bouteflika non è Mubarak», si sono scagliati contro i manifestanti, prendendo di mira il loro leader. Dall'inizio delle proteste, il 22 gennaio, altre cinque volte i manifestanti hanno cercato di marciare verso il centro di Algeri. Un'altra manifestazione di protesta si è svolta a Orano, città costiera nell'ovest del paese.
Quel che è certo è che il governo algerino sembra controllare la situazione molto meglio di quanto non facciano altri Paesi dell'area. Alcuni giorni fa, nel discorso pronunciato in occasione del doppio anniversario della creazione dell'Unione Generale dei lavoratori algerini, Bouteflika ha promesso tre milioni di posti di lavoro nel prossimo quinquennio. Il suo obiettivo è chiaro: evitare in tutti i modi che la contestazione si estenda a macchia d'olio anche ad altri settori di attività oltre a quelli già coinvolti. Il tasso di disoccupazione in Algeria è attorno al 10%, tra i giovani sale fino al 30%. Per questo le politiche del presidente vengono indirizzate soprattutto verso di loro con prestiti, alloggi sociali e contratti di avviamento e inserimento professionale. L'Algeria, come è noto, è un paese molto ricco di risorse petrolifere e di gas. Ogni anno gli introiti derivanti dall'oro nero si aggirano attorno ai 50 miliardi di euro mentre nel sottosuolo algerino ci sarebbero circa 400 milioni di metri cubi di petrolio ancora da estrarre, una quantità pari a tutto il petrolio estratto dal 1956 fino ad oggi.

La produzione sta per essere poderosamente aumentata. Ed è molto probabile che le risorse aggiuntive verranno utilizzate per andare incontro alle esigenze primarie del popolo algerino. E disinnescare il timore della protesta di popolo e il tanto temuto effetto domino.

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