
Ne La vita di ogni giorno, il saggio che ha scritto per Einaudi nel 2016, insegnava come si sta al mondo attraverso cinque lezioni di Filosofia. Nella «vita di tutti i giorni» prendeva per il collo la fidanzata e la scuoteva come un parchimetro che non rilascia il biglietto. L'aggressione fisica e quotidiana era solo l'inizio di una demolizione ben più profonda e sistematica. Tesa a convincerla di essere niente. Ma per tanto tempo nessuno ha immaginato nulla. Nessuno è stato disposto a credere che dietro l'esile montatura degli occhiali, sotto la sciarpa lasciata penzolare lunga e incurante sul montgomery retrò, quello spirito evoluto e progressista celasse tanta bassezza. Il perfetto candidato a testimonial dell'anti patriarcato, chiudeva la porta di casa la sera e diventava il peggiore esempio di patriarcato. Ma nessuno immaginava ancora nulla.
E quando, un anno dopo, sempre per Einaudi è uscito il suo Fragile umanità. Il postumano contemporaneo, non c'era un'anima al mondo disposta a pensava che una qualche forma di fragilità riguardasse o avrebbe mai riguardato lui. È rimasto in cattedra senza aver nulla da insegnare Leonardo Caffo. Trentaseienne, filosofo antispecista, autore, opinionista, speaker radiofonico, un dottorato in Filosofia all'Università degli studi di Torino, docente al Politecnico della stessa città e un sacco di altre cose ancora. Un'eccellenza su due gambe l'enfant prodige dell'intellighenzia accademica italiana. Neppure dopo le accuse emerse un certo mondo è stato davvero disposto a credere che in lui abitasse uno sconosciuto. E Caffo ne era ben consapevole.
«Fallita. Ucciditi. Se denunci, nessuno ti crederà» aveva detto alla compagna (che nel frattempo è riuscita a diventare ex). Negli anni, ha tentato di lasciarlo tante volte, ma le sue manipolazioni l'hanno sempre «inchiodata» a quel rapporto malato. Poi, finalmente, la forza di denunciare e un lunghissimo processo dal quale ieri sono emerse le motivazioni della condanna, nei confronti di Caffo, a quattro anni di carcere per maltrattamenti aggravati e lesioni gravi nei confronti dell'allora fidanzata. Un «pigmalione moderno» con un «comportamento che denota sempre una volontà manipolatoria» ma anche basato su «schemi patriarcali del tutto inaccettabili» che hanno determinato «reiterati e costanti» atteggiamenti «mortificanti e vessatori tesi a emendare i difetti» dell'ex compagna, e che «diverse volte» sono sfociati in «violenza, soprattutto verbale» ma anche «fisica». Così scrive il collegio della quinta sezione penale del Tribunale di Milano nell'istruttoria dibattimentale. Il Tribunale spiega ancora che sono «emersi comportamenti reiterati nel tempo da parte» di Caffo «tesi a sottoporre la compagna a continue condotte di sopraffazione, manipolazione, a condizionamenti tali da» farla sentire «sicuramente soggetto debole, sia per la giovane età» sia per «l'assenza di una posizione sociale definita. Inadeguata, insicura, non all'altezza della situazione» e di lui, filosofo affermato «che non perdeva occasione di rammentarle quello che avrebbe dovuto fare e non faceva, quello che avrebbe dovuto essere e non era, non limitandosi a spronarla, ma apostrofandola con insulti inerenti alla sua persona, alle sue problematiche, alla sua famiglia». Secondo le motivazioni della condanna questi comportamenti, «al di là della rilevanza penale», sono cominciati nel 2019 e sono andati avanti in un «crescendo» e «minando fin dall'inizio la stabilità e il carattere» della ex «che si è sentita messa in discussione, non in grado di gestire la situazione. Si sentiva sbagliata, si sentiva in colpa perché faceva delle scelte non condivise, perché reagiva alle provocazioni dell'imputato ad un certo punto anche con risposte violente, adottando il registro comunicativo dello stesso Caffo» in cui «la violenza soprattutto verbale, ma a volte anche fisica non era un caso». Emerge ancora, dal Tribunale, che un litigio nell'agosto 2020 sarebbe finito con una frattura «scomposta» e «accorciamento del dito» di lei.
Insomma, un cavernicolo con il dottorato, un intellettuale con la clava. Scagliato contro una compagna giovane, condizionabile, vulnerabile. Un cuscino troppo soffice per mantenere la forma. Ma che ieri ha ottenuto giustizia.
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