Francesco Kamel
da Roma
Dopo il summit tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, Alleanza nazionale rafforza lasse con Forza Italia: si apre una nuova fase nella maggioranza. Lincontro è caduto nel pieno del tormentone sul Grande Centro. L«inciucio» per un terzo polo di moderati e moralisti comporterebbe un salto allindietro di tre lustri per la destra italiana col ritorno allemarginazione. Per questo, la parola dordine di Fini, ora più che mai, è difendere il bipolarismo. Lasse con Fi e i buoni rapporti con la Lega sono fondamentali per arginare le manovre dei postdemocristiani. Lantico feeling con lUdc appare ormai un ricordo e per Fini si preannuncia un ruolo da mediatore con Casini e Follini per evitare la definitiva rottura della Casa delle libertà. Di certo, il leader di An non può offrire appigli a chi vuole scalare la leadership di Berlusconi: una scelta dovuta al rapporto personale con il Cavaliere e alla consapevolezza che senza passaggi condivisi (da Berlusconi), ogni crepa nella Cdl e ogni frecciata al premier è un assist a chi lavora per conto di terzi (Poli). Allo stesso tempo, Fini non vuole fare a meno dellUdc e vuole arrivare alle elezioni con tutti gli alleati storici. Senza lUdc, Fini sente di rischiare lisolamento e di «schiacciarsi» sulla Lega. Per questo (al netto di scelte unilaterali di via dei Due Macelli) Fini lavorerà per il ricompattamento della coalizione ed è disposto ad assecondare, con condizionato ottimismo, la determinazione del premier a lavorare per un forte finale di legislatura. Ma i sondaggi del Cavaliere sono confortanti solo a patto che la diaspora dei cespugli del centrodestra venga ricomposta. Il punto centrale è allora lallargamento dellalleanza a quei soggetti che hanno «affinità elettive» con la Cdl ma che per un gioco di veti non ne fanno parte. Sulla Dc di Rotondi e sul movimento autonomista di Lombardo il puzzle da ricomporre è sul fronte centrista, e a Berlusconi toccherà compilare i trattati di pace. Altra cosa è riprendere i voti portati in dote da Alessandra Mussolini. Il fantasma del Centro e il senso di responsabilità sembrerebbero spingere An a ritirare la scomunica contro Alternativa sociale e accettare unalleanza a destra. Daltronde, se Berlusconi si deve «tenere» lUdc, a Fini spetta As con tanto di spiegazioni al partito.
Allo stesso tempo, in An riprende quota il tema del partito unitario: il miglior antidoto (almeno dialettico) contro il «centrismo». «Se riusciremo a costruire questa forza unitaria - ha detto Adolfo Urso al Secolo d'Italia - il bipolarismo sarà irreversibile e impermeabile a qualunque tentazione neocentrista». E in An si inizia a pensare di portare avanti il tutto senza rifiutare a priori il brand del Ppe. Ma non è sui massimi sistemi - partito unico, proporzionale - che An si batterà nei prossimi mesi. Lobiettivo è incidere sulla finanziaria 2006. An vuole misure «sociali» e un intervento per far ripartire il Paese. E se è necessario pensa ad aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie.
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