Finiani nel terrore: i conti non tornano E Berlusconi non cede: "Lasciare? Mai"

I finiani chiedono un centrodestra allargato all'Udc di Casini. Bocchino: "Se Berlusconi si dimette, reincarico 72 ore dopo". Poi Urso avverte: "Occorre fare un nuovo governo allargato ai moderati". Il Cavaliere apre alla trattativa, ma senza lasciare. E Fli si divide. A Montecitorio è partita la conta. Scilipoti pronto a lasciare l'Idv. Calearo in forse. Svp a un passo dall'astensione. Napolitano: "Vedremo come andrà a finire"

Finiani nel terrore: i conti non tornano 
E Berlusconi non cede: "Lasciare? Mai"

Roma - Tutto, ma non le dimissioni. Disposto a discutere di programma e di un nuovo patto di legislatura con Gianfranco Fini, ma assolutamente contrario a prendere in considerazione di lasciare. Silvio Berlusconi, stando a chi ha avuto modo di parlargli in queste ore, è irremovibile: "Non ha nessuna intenzione di fare passi indietro" assicura una fonte parlamentare di maggioranza che sostiene di averlo sentito. Il Cavaliere, nei suoi colloqui privati, ha sostenuto che quello in difficoltà in questo momento è Fini. A riprova di ciò, avrebbe citato le diverse posizioni all'interno di Futuro e Libertà, fra falchi e colombe. Parole che gli interlocutori hanno letto come un implicito riferimento alle posizioni di Moffa, secondo il quale le dimissioni del premier non sono necessarie, e quelle di Bocchino che invece parla di passo indietro inevitabile pur se mitigato dalla promessa di un reincarico 72 ore dopo. La speranza nell'entourage berlusconiano è che alla fine prevalga la posizione del primo sul secondo.

Alla conta L'intenzione di Berlusconi, salvo improvvisi ripensamenti, resta dunque quella di andare alla conta il 14 dicembre. Continua a essere infatti convinto di avere i numeri, sia alla Camera sia al Senato: gli ultimi calcoli gli danno una maggioranza, nel peggiore dei casi, di 313 contro 311. In caso di fiducia però il Cavaliere non riposerebbe sugli allori: è convinzione di tutti, infatti, che proverebbe ad allargare la maggioranza, ma restando al governo, cioé senza salire al Colle per aprire una crisi formale. Se invece i numeri in aula dovessero dargli torto, salirebbe al Quirinale chiedendo di ridare la parola agli elettori. A riprova del fatto che non avrebbe nessuna intenzione di dimettersi prima del 14, fonti della maggioranza sostengono che anche oggi Berlusconi avrebbe continuato a lavorare al discorso da leggere in parlamento. Intervento in cui chiederebbe ai parlamentari di rispettare la volontà degli elettori, con un ragionamento che suonerebbe così: ci hanno dato fiducia e non possiamo tradirli.

Il premier al lavoro Berlusconi trascorre anche il ponte dell’Immacolata a Roma in vista del 14 dicembre. Alle prese con i "numeri" della Camera, il Cavaliere è rimasto negli uffici di via del Plebiscito. Ha lavorato l’intera giornata al telefono. In mattinata ha visto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti,ed è determinato a proseguire per la sua strada e non pensa affatto di dimettersi. In queste ore, la parola è pessata alla diplomazia e si sta lavorando per trovare un accordo tra Fli e Pdl al fine di scongiurare la roulette russa del 14. In campo come mediatori ci sono Gianni Letta e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che cercano di fare da sponda tra i deputati Pdl e Fli (specialmente con i falchi finiani) per ricucire in extremis. Intanto, Berlusconi convoca per domani sera lo stato maggiore del Pdl (coordinatori nazionali e capigruppo) per fare il punto della situazione.

Bonaiuti: il governo avrà la fiducia Il governo otterrà la fiducia alla Camera e al Senato. Ne è certo il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. "Sono scesi in campo anche maghi e cartomanti, stregoni e tutti annunciano sconquassi e disastri. La prossima settimana tutti questi veggenti resteranno senza lavoro perchè il governo otterrà la fiducia sia al Senato sia alla Camera", ha ribadito. "Sono gli italiani - sostiene il portavoce del premier - che ci chiedono di andare avanti".

Il Berlusconi bis "E' più facile che la Clinton sia andata a cena con Assange...". Italo Bocchino liquida con una battuta le voci che parlano di un incontro ieri a palazzo Grazioli con  Berlusconi. Il capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà smentisce il faccia a faccia con il Cavaliere e ribadisce che "non c’è nessuna preclusione" a un eventuale Berlusconi bis, purché il premier si dimetta e lo faccia entro il 14 dicembre. "Non c’è nessuna preclusione a un’ipotesi del genere - spiega Bocchino all’Adnkronos - a noi interessa il programma e che la maggioranza venga allargata all’Udc".

Un governo allargato all'Udc "Occorre fare un nuovo governo allargato alle forze moderate del centrodestra", spiega Urso a Omnibus su La7 chiedendo che "si torni al centrodestra moderato, quello composto da Fini, Casini, Berlusconi e Bossi". "Berlusconi venga in Parlamento - continua l'esponente di Futuro e Libertà - e parli al Senato, alla Camera, faccia un discorso riformista, dica la verità, non nasconda la realtà sotto il tappeto e prima del voto apra una nuova stagione". "Altrimenti - avverte Urso - lo faremo noi e apriremo una nuova stagione aperta a tutte le forze responsabili".

Napolitano sta a vedere "Il seguito nessuno è in grado di prevederlo". In visita alla Pinacoteca di Brera a Milano, Napolitano non vuole sbilanciarsi con i giornalisti che gli chiedevano se l’approvazione di ieri della legge di stabilità finanziaria facesse sperare in un percorso condiviso per l’eventuale crisi di governo. "Nessuno è in grado di prevederlo - sottolinea il presidente della Repubblica - può farlo solo chi ha una speciale sfera di cristallo. Non credo ci sia un nesso fra la conclusione dell’iter della legge di stabilità e la crisi politica". "Adesso - conclude, quindi, Napolitano - si apre un altro capitolo. Vedremo insieme come andrà a finire".

Il Pdl e il rischio ribaltone "Se Fli e Fini voteranno la sfiducia al governo insieme alla sinistra allora faranno un ribaltone", ribadisce il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Poi ragiona: "Se il 14 dicembre in Parlamento unisse i suoi voti a quelli della sinistra per votare la sfiducia al governo Berlusconi, al di là dei risultati numerici che ci auguriamo del tutto positivi per il governo, entrerebbe politicamente nella logica e nel disegno del ribaltone, contraddirrebbe anche la collocazione di centrodestra dando un insperato aiuto ad una sinistra insieme giustizialista e confusionaria che non meriterebbe affatto questo contributo". Tuttavia, il Pdl si augura che "le battute polemiche che abbiamo ascoltato ieri vengano superate da una riflessione politica più attenta".

Calearo e Scilipoti in movimento Domenico Scilipoti dell’Idv e Massimo Calearo hanno annuciato per domani inmportanti "comunicazioni" sulla loro "posizione nell’attuale quadro politico". Con ogni probabilità annunceranno il loro voto di fiducia al governo Berlusconi. Cosa ne pensano i finiani, vedono difficoltà in vista del 14 dicembre? Per Italo Bocchino, interpellato dall’Agi, "seppure fosse diventa 316 a 311", quindi ancora a favore di quelle forze che vogliono sfiduciare il governo. "Di Calearo - aggiunge poi il capogruppo di Futuro e libertà alla Camera - già sapevamo".

Svp verso l'astensione "Il disgelo c’è nel senso che si parla". Luis Durnwalder, presidente della provincia autonoma di Bolzano e leader del Sudtiroler Volkspartei, ribadisce la decisione del gruppo di astenersi sul voto di fiducia negando però che ci sia stata una trattativa sulla gestione del parco dello Stelvio come ricompensa per i voti di fiducia. Alla Camera dispone di due voti, Brugger e Zeller.

"Noi non facciamo parte di alcun blocco, non siamo di sinistra e non siamo di destra, abbiamo scelto il centro e vogliamo rimanere un partito di minoranza - spiega Durnwalder - non ci hanno detto se votate la fiducia vi daremo questo o quello ma è vero che su due o tre cose ci sono state trattative con Tremonti e Calderoli. Abbiamo trovato un accordo sul fondo di solidarietà e sulla segnaletica bilingue". Ma puntualizza: "Il voto non è un dare e ricevere".

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