«Finiremo come la Grecia» Ecco chi danneggia il Paese

Quelli che. Quelli che, secondo loro l’Italia era sull’orlo del precipizio, se non addirittura già precipitata e che adesso, invece, timidamente, o fors’anche «responsabilmente», per carità, hanno innestato la loro bella retromarcia.
Quelli che, come certi commentatori autorevoli di Repubblica che, un giorno sì e l’altro pure, facendo girare come i birilli del prestigiatore i giudizi di Standard&Poor’s o di Moody’s sull’Italia, hanno fatto del loro meglio per far sembrare l’Italia come la Grecia e adesso che siamo rimasti l’Italia e non la Grecia, non sanno più come giostrarsi.
Prendete uno che dice pane al pane e vino al vino, come Antonio Di Pietro. E lì che mazzuola, allegramente e puntualmente, ogni giorno Berlusconi, tanto che un paio d’anni fa arrivò a comprare pure una pagina dell’International Herald Tribune per fare «Appello alla comunità internazionale» e rivelare che «la democrazia in Italia è in pericolo» e oggi come oggi, anzi, ieri come ieri, se ne è uscito con questa dichiarazione: «L’Italia dei Valori sin da ora s’impegna, in occasione della discussione parlamentare della manovra finanziaria, a presentare esclusivamente emendamenti che contengano riduzioni della spesa pubblica e misure di rilancio dell’economia del Paese, ma sempre dotate di rigorosa e autonoma copertura finanziaria. Per parte nostra manterremo un atteggiamento parlamentare fatto di proposte e non di meri ostruzionismi, al fine di non ostacolare l’approvazione di un documento che, rivisitato e corretto, possa permetterci di restare in linea con i parametri fissati dall’Unione europea».
E Bersani, quello che, un giorno sì e l’altro pure, chiede le dimissioni di Berlusconi, a prescindere? Adesso è lì che, da qualche giorno, giochicchia con le parole. Ieri diceva che: «C’è un enorme punto interrogativo sul raggiungimento del pareggio di bilancio, che è assolutamente aleatorio». Epperò, prima di ribaltarla, come un calzino, chiede il tempo di leggerla e studiarsela questa manovra, anticipando che oggi, sempre con «grande responsabilità» Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, capigruppo del Pd al Senato e alla Camera, assieme a Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del partito, presenteranno gli emendamenti del Partito democratico. Ma il medesimo Bersani supera se stesso in tandem con Pier Ferdinando Casini (che anche lui, a sua volta, supera se stesso) quando, dopo un vis a vis, i due hanno rilasciato l’altro giorno a Bologna la seguente dichiarazione congiunta: «Abbiamo preso l’impegno in questa fase, ciascuno con le proprie idee, e nel proprio ruolo di opposizione, ad essere propositivi sul tema delle riforme strutturali per il paese e a dare vita a scambi e confronti sui contenuti tra i gruppi parlamentari. Restiamo convinti che occorra dare luogo a riforme per favorire e sostenere la crescita in modo da assicurare anche per questa via la tenuta e la solidità dell’economia e della finanza pubblica italiana. Ma - questo il passaggio chiave - in Italia ci sono senza dubbio le energie e le risorse per affrontare con responsabilità e coraggio le sfide che il Paese ha di fronte. Chi scommettesse sul contrario è destinato a restare deluso». Sostiene la tesi, per parte sua, con una esaustiva intervista all’Avvenire anche il vicesegretario del Pd, Enrico Letta secondo cui «da venerdì con l’attacco ai mercati è cambiato tutto. Questa è l’ora della massima responsabilità e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Se il governo rinuncia al ricorso alla fiducia possiamo concordare alcune fondamentali modifiche e far approvare velocemente la manovra dal Parlamento. A maggior ragione ora diciamo all’esecutivo: concordiamo alcune modifiche necessarie e poi garantiamo l’approvazione del provvedimento in tempi brevi. Se c’è la volontà politica il risultato si raggiunge».
Esperti di piroette. Ma forse mai come Jean-Claude Juncker, primo ministro del Lussemburgo e presidente dell’Eurogruppo. Ricordate la sua recente uscita, secondo il quale il nostro Paese era proprio malmesso come la Grecia? Dichiarazioni di una settimana fa, già. Solo che due-giorni-due dopo si rimangiò tutto dicendo che l’Italia «non corre alcun rischio» in caso di default della Grecia. Voleva solo, ha detto il precipitoso dichiaratore, «metterci in guardia contro il pericolo di fare cose imprudenti». Politici anti-italiani costretti poi a nuotare nell’imbarazzo insomma.

Che ricordano quel gruppo di livornesi che, all’apertura dei Mondiali di calcio 2006 decise di dar corpo e vita ad un sodalizio contro l’Italia e contro Lippi. Per gufare, in altre parole. Solo che il risultato finale alla fine non fu esattamente quello che quelli strani tifosi-contro si erano augurati...

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