Finisce in Brasile la latitanza di Battisti

Condannato all’ergastolo l'ex terrorista oggi scrittore, era in fuga dal 2004. Trattenuta e poi rilasciata una donna che doveva consegnargli denaro. Mastella: "Subito l’estradizione in l’Italia". Dalla P38 alla penna, un killer coccolato dalla sinistra

Finisce in Brasile la latitanza di Battisti

Roma - C’era un grande stupore dipinto sulla faccia di Cesare Battisti, quando si è visto le manette ai polsi. Si è reso conto solo allora, in quel chiosco sulla spiaggia dorata di Copacabana, che doveva aggiungere il capitolo finale al suo ultimo libro, intitolato «La mia fuga».
È stata una donna a portare fino al terrorista latitante gli investigatori brasiliani, gli agenti francesi dell’Interpol e i poliziotti italiani dell’Antiterrorismo, che da un mese erano in Brasile per seguire le sue tracce. Lo hanno arrestato alle 8 e mezza del mattino (le 12.30 in Italia), sul lungomare di Rio de Janeiro, mentre lei stava per consegnargli 9mila euro in contanti, raccolti dal comitato formatosi in Francia per aiutarlo materialmente e per ottenere una revisione della decisione di estradarlo in Italia per scontare 2 ergastoli per 4 omicidi e altri delitti commessi degli anni di piombo. Quei soldi sarebbero stati una boccata d’ossigeno per la «primula rossa» dall’agosto 2004, per il giudice brasiliano rifugiato in Brasile dallo scorso ottobre. Gli investigatori tenevano da allora sotto stretta sorveglianza in Francia persone sospettate di essere in contatto con il 53enne leader dei Proletari armati per il comunismo, diventato poi noto scrittore di gialli e «noir».

Da un anno si erano convinti che si trovasse in Brasile e un mese fa avevano intercettato dei contatti tra lui e Lucie Génèvieve Oles, che doveva consegnargli il denaro a Rio. Della donna conoscevano solo il nome di battesimo, all’inizio, ma le polizie di 3 Paesi si sono coalizzate per individuarla, attraverso controlli incrociati sulle liste passeggeri dei voli per Rio e lo schedario della polizia francese. Génèvieve aveva usato il cognome da nubile, ma sono riusciti a identificarla, seguirla e arrivare così a Battisti. È successo sull’Avenida Atlantica, di fronte al lussuoso hotel «Ocean» e i due sono stati portati negli uffici della polizia federale brasiliana, dove è subito arrivato l’avvocato di Battisti, Marco Mora. Lui non aveva documenti ed è stato identificato grazie alle impronte digitali. Abitava in una casa a Rio de Janeiro, che la polizia brasiliana ha perquisito: l’ultimo dei rifugi che cambiava di continuo per non essere rintracciato. Come le schede telefoniche, utilizzate per mettersi in contatto con i suoi «protettori». La donna, entrata legalmente in Brasile, è stata poi rilasciata, ma per Battisti sembra molto vicina l’estradizione in Italia. Il nostro ministero della Giustizia ha già avanzato richiesta alle autorità brasiliane, come conferma il direttore dell’Ucigos Carlo Di Stefano e molto presto potrebbero esserci sviluppi, forse altri arresti, che riguardano il sistema di coperture che ha consentito al terrorista di rimanere latitante in questi anni. «Sicuramente, ce ne sono state in Francia - dice De Stefano -, ma forse anche in Italia».

Battisti sarà presto trasferito a Brasilia, in attesa della decisione del Supremo tribunale di giustizia sull’estradizione. Tra Italia e Brasile è stato firmato a questo proposito un trattato nel 1989, entrato in vigore nel 1993. Ed è la domanda d’estradizione dell’Italia a essere «prioritaria» rispetto a quella francese, spiega uno degli avvocati di Battisti, Eric Turcon. Il caso per ora dipende dal dipartimento stranieri del ministero di Giustizia brasiliano, ma un portavoce del ministero degli Esteri di Brasilia conferma che difficilmente nasceranno problemi.

L’obiettivo dell’estradizione al più presto accomuna in Italia esponenti del governo e dell'opposizione e tutti, a incominciare dal premier Romano Prodi e dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, si complimentano con le forze di polizia per la «brillante operazione» che ha coronato anni d’indagine.

«Spero - dice il guardasigilli - che le procedure di estradizione possano condurre al rientro in Italia in breve tempo di Battisti, condannato in via definitiva per quattro omicidi e altri gravi delitti». E il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, sottolinea che l’arresto «conferma l'efficacia delle forze di polizia verso il terrorismo vecchio e nuovo».

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