La Fiom scavalca la Cgil a sinistra E Camusso evoca le tensioni sociali

RomaPovera Susanna Camusso, costretta ad alzare la voce per riconquistare la scena rubatale dalla Fiom, che negli ultimi tempi ha arruolato dietro le sue felpe rosse uno scodinzolante seguito. Così lei, la dura e pura della Cgil, scavalcata a sinistra e pure fischiata dai più duri, più puri, più metalli e più meccanici guidati da Maurizio Landini, non può che alzare la posta. Da New York, dove è per l’Onu delle donne, fa la faccia cattiva al governo Monti inviando messaggi annacquati dal fuso orario: «Allargare la copertura degli ammortizzatori sociali è il nostro obiettivo ma senza risorse non è un obiettivo realizzabile. L’altra priorità è ridurre la precarietà: se il governo non intende affrontare la risoluzione di questi temi ma è in cerca dello scalpo dei licenziamenti più facili la risposta non è la fiammata ma bisogna immaginarsi una tensione sociale di lungo periodo e crediamo che non sia oggi nell’interesse del paese».
Una minaccia scandita con lo sguardo tranquillizzante di chi sa quel che fa, che però suscita quasi tenerezza se confrontata con pensieri e parole di Landini: nell’affollata manifestazioni di venerdì a Roma l’ambasciatore della Camusso Vincenzo Scudiere è stato ricoperto di fischi e la leader accusata di aver fatto finora una trattativa finta, una specie di minuetto con il governo e i poteri forti. E fosse solo questo. Negli ultimi tempi Landini è sembrato operare una vera campagna acquisti pescando in tutti i marchi della sinistra alternativa a «brand» storici ma in crisi di credibilità come Cgil e Pd.

Tra gli ammiratori di Landini, il sindacalista tutto ciuffo e caschetto, si contano Sinistra e libertà, che al corteo romano dell’altro ieri ha inviato il leader Nichi Vendola; l’Italia dei valori, che si è presentata con Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; sigle vintage dell’estrema sinistra come Rifondazione e Partito comunista dei lavoratori, attuali come una canzone degli Inti Illimani eppure sempre lì dove si agita un pugno chiuso a portare numeri e bandiere rosse; lupi solitari del Pd, che si sono fatti piccoli piccoli quando Paolo Flores d’Arcais dal palco di piazza San Giovanni ha sparato ad alzo zero su Pier Luigi Bersani; i No Tav, ormai assurti a sembiante di un partito politico, di opposizione a prescindere; anche le anime belle del Fatto Quotidiano, che ieri alla manifestazione romana della Fiom ha dedicato due pagine non secondarie con titoli entusiastici come: «Il cuore dell’Italia è qui!». Povera Camusso, tutti contro a destra e a sinistra. E povero Pd, tutti contro a destra, a sinistra e anche all’interno.

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