Fiorani: «Così Fazio cercò alleati contro Abn»

«Arrivò l’indicazione di coinvolgere big della finanza e dell’economia»

Stefano Zurlo

da Milano

Si trovavano al sabato. Quasi tutte le settimane. Il Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ospitava a casa o nel suo ufficio Gianpiero Fiorani e il direttore di Bpi Gianfranco Boni. Insieme delineavano strategie, collocavano i tasselli delle scalate, disegnavano i contorni della lobby pro Fazio vagheggiata da Fiorani. I verbali dell’ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi fanno capire, se ancora ce n’era bisogno, il ruolo da protagonista assoluto assunto da Fazio nel grande risiko bancario. Fazio agiva, almeno a leggere queste deposizioni, più da regista che da arbitro, insomma assecondava o addirittura ispirava le mosse degli uni e sbarrava implacabile la strada agli altri.
Non ci sono dubbi: davanti al tentativo di scalare Antonveneta, Fazio promosse Fiorani e i suoi concertisti. Di più: provò a tessere una rete di rapporti con alcuni big della finanza e dell’economia per sostenere il progetto di Bpi. Fiorani è esplicito: Fazio informò dell’idea personaggi del calibro di Ennio Doris, Giovanni Consorte, Emilio Gnutti, Gilberto Benetton e Cesare Geronzi. E il Governatore incoraggiò Fiorani ad incontrare i cinque per costruire alleanze e fronteggiare gli olandesi. Certo, contemporaneamente Fazio gli suggerì di andare avanti negli incontri e nelle trattative con gli olandesi «ma solo per salvare le apparenze», perché tanto il Governatore gli aveva garantito che non avrebbe mai permesso ad Abn Amro di salire oltre il 12%.
Fazio, in cabina di regia, guidava più di una partita. Il gip Clementina Forleo, nell’ordinanza con cui concede gli arresti domiciliari a Fiorani, ricorda una colazione che si sarebbe svolta in casa di Francesco Gaetano Caltagirone: in quell’occasione si parlò di Bnl, oggetto della tentata scalata da parte di Unipol, a testimoniare la trasversalità della lobby pro Governatore. Non solo: l’infaticabile Fazio incaricò Boni e Fiorani di raccogliere informazioni su un misterioso pacchetto di azioni Bnl in mano agli argentini. E li indirizzò da un avvocato svizzero, ma la «missione» non diede alcun risultato.
Fazio voleva libertà di manovra e per questo premeva perché la nuova legge sul risparmio salvaguardasse il privilegio del mandato a vita per il Governatore. Dunque, in questa prospettiva, sempre secondo Fiorani, s’incontrò il 14 gennaio 2005 con Silvio Berlusconi, «peraltro già agganciato da Gnutti». In quell’occasione il premier e il Governatore avrebbero raggiunto il patto dello Sciacchetrà: «Fu assicurato - scrive il gip - il mandato a vita, in cambio di un atteggiamento favorevole sui conti pubblici». Palazzo Chigi in una nota smentisce: «La notizia è destituita di fondamento e il Presidente del consiglio ha dato mandato a procedere al suo legale Niccolò Ghedini».
Fazio aprì anche ai leghisti; suggerì a Fiorani di portare avanti l’operazione di salvataggio di Credieuronord, la Banca della Lega in cattive acque, ma aggiunse: «Purché questi poi si ricordino».
Sono tanti gli episodi ricostruiti nei verbali di Fiorani e Boni e molti riguardano esponenti del mondo politico, in particolare del centrodestra, ma alcune piste investigative appaiono difficili da percorrere. E Giovanni Consorte risponde a Fiorani che sostiene di averlo avuto come alleato nella scalata ad Antonveneta e anzi di averlo finanziato sottobanco.

«L’ingegner Consorte - si legge in un comunicato - si vede costretto a ribadire ancora una volta che non vi è stato alcun coinvolgimento diretto nell’operazione Bpi-Antonveneta, che non vi è mai stato alcun pagamento da parte di Gianpiero Fiorani né a lui né a Ivano Sacchetti e soprattutto che non vi è mai stata alcuna forma di adesione, diretta o indiretta, di Unipol al progetto di scalata ad Antonveneta».

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