Laura Gigliotti
Città darte, di religione, di turismo, ma anche città della scienza Roma, dove hanno sede molti dei più importanti centri di ricerca italiani. Oltre a Cnr ed Enea, lIstituto nazionale di fisica, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, lIstituto nazionale per la ricerca applicata al mare, lIstituto centrale del restauro, lIstituto nazionale di astrofisica, lIstituto nazionale di statistica, lIstituto nazionale di sanità e così via. Per non parlare di almeno una decina di università pubbliche e private, di centri come il Formez e il Censis e di ospedali che sono anche centri di ricerca come lIdi, il San Lucia, il Bambin Gesù. E poi cè Frascati con la sua concentrazione di laboratori, del Cnr, dellEnea, dellIstituto nazionale di fisica nucleare.
È un rilancio di Roma città della ricerca e un segnale importante per il mondo produttivo, dunque, la firma ieri, in un luogo simbolico per la città, la Sala della Protomoteca in Campidoglio, della Carta europea dei ricercatori a cui hanno aderito una cinquantina fra Enti, istituti e fondazioni di ricerca italiani. Che simpegnano ad adottare nelle loro strutture un sistema di regole che permetta di offrire condizioni eque a tutti i ricercatori dellUnione europea, favorendo le migliori prospettive professionali e di mercato del lavoro, uomini o donne che siano.
«Cè bisogno dinnovazione allinterno del mondo della ricerca, di cambiamento, e questo viene dalla spinta dei più giovani che possono assicurare crescita e sviluppo vero», dice il professor Luigi Paganetto, commissario straordinario dellEnea, promotore di uniniziativa che vede lItalia fra i primi firmatari in Europa.
La cerimonia è stata anche loccasione per riflettere sui problemi della ricerca, «in ritardo sulle dinamiche della società civile», secondo lassessore capitolino DAlessandro, ma con la consapevolezza da parte del governo, dice il vice ministro Guido Possa, di muoversi secondo la «strategia di Lisbona» che vede lEuropa come una società basata sulla conoscenza, in cui sono fondamentali gli investimenti in capitale umano e ricerca.
Liniziativa dovrebbe venire incontro anche alla fuga dei cervelli. «Il pericolo è il rientro, non la fuga, è positivo fare esperienze altrove» ricorda Raffaele Liberali direttore risorse umane Ue.
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