Dalla Fondazione Banco di Sicilia un centro per la pace

Il presidente Giovanni Puglisi e l’idea di trasformare l’ex base militare di Comiso. Lo sviluppo sostenibile del bacino del Mediterraneo

Nunzia Pagani

Ricerca scientifica e innovazione: due aree di grande impegno per la Fondazione Banco di Sicilia che con il presidente Giovanni Puglisi concentra l’attenzione non solo sulla valorizzazione del patrimonio artistico-culturale del proprio territorio, ma anche sul suo sviluppo sostenibile. A partire dall’idea di trasformare l’ex base militare di Comiso in un «grande centro per la pace», spiega Puglisi, dando appuntamento a giugno per il convegno sul Mediterreano promosso in collaborazione con Ambrosetti.
Presidente, quali sono i principali risultati conseguiti dalla Fondazione Banco di Sicilia nel 2005?
«Abbiamo rivisto il sistema erogativo aprendo il filone dei bandi pubblici. Quanto ai settori di intervento abbiamo concentrato le energie su ricerca scientifica e innovazione dove le nostre erogazioni sono quasi decuplicate rispetto al 2005 raggiungendo i 3 milioni. Ricordo, poi, il sostegno assicurato alle attività culturali e artistiche di Palermo: a partire dagli spettacoli d’opera al Teatro Massimo e dagli “Amici della musica”. Cui si è aggiunto il contributo per recuperare il patrimonio culturale della città, oltre alla promozione di un grande consorzio attivo nel settore dell’acqua e dell’energia».
Le linee guida del 2007?
«Vogliamo rafforzarci nel settore dei beni culturali con interventi specifici. Ci proponiamo, poi, di partecipare al sistema dell’education con meccanismi educativi sia di massa sia partecipando ai prodotti promossi dal mondo universitario».
Cosa farete per il vostro territorio di riferimento?
«Guardiamo al recupero di alcune aree importanti. Innanzitutto ci stiamo occupando del restauro di Palazzo Branciforte che, acquistato meno di un anno fa dalla Fondazione Banco di Sicilia, intendiamo restituire a Palermo come luogo espositivo e di aggregazione; inoltre, intendiamo valorizzare la base militare di Comiso trasformandola in un centro culturale per la pace. Idee ancora allo stato embrionale, ma a cui la Fondazione Banco di Sicilia non mancherebbe di assicurare il proprio appoggio, così come a “Taormina Arte” o al dizionario biografico degli italiani cui sta pensando la Treccani».
Quale sarà il contributo della Fondazione Banco di Sicilia per la cultura?
«Tra le molte iniziative abbiamo creato anche un’apposita Fondazione, interamente controllata dalla Fondazione di Sicilia e di cui ho assunto io stesso la presidenza, che si impegnerà nella valorizzazione del nostro patrimonio di archivi. Promuoveremo, inoltre, un grande convegno a giugno con lo Studio Ambrosetti: in pratica, un appuntamento come quello che riunisce il ghota politico finanziario a Cernobbio, ma dedicato al Sud del mondo. Poi altre iniziative per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione del bacino del Mediterraneo».
Oltre a essere presidente della Fondazione Banco di Sicilia lei è il rettore dell’Università Iulm, come pensa possa essere migliorato il rapporto di collaborazione tra il mondo degli atenei e quello del credito?
«Le aree dove è più facile individuare percorsi comuni sono quelli della ricerca e dell’innovazione.

Il contributo può essere molto importante ma, chiaramente, ogni Fondazione è attenta al proprio territorio di riferimento. A Milano, per esempio, devo ammettere che Cariplo è molto attenta così come cerca di esserlo la Fondazione Banco di Sicilia con gli atenei della propria Regione di riferimento».

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