Forcipe elettronico rende il parto molto più sicuro

Anna Maria Greco

Il forcipe esiste dal 1600 e da allora non è cambiato molto. Ma adesso l’ingegneria elettronica permette di rendere più sicuro questo strumento per il parto, riducendo drasticamente i rischi per il bambino e tutelando anche l’ostetrico. Un rivoluzionario sistema computerizzato è stato, infatti, ideato e brevettato dal professor Nicola Perone, un italiano residente in Usa, dove è docente di Clinica ostetricia e ginecologica all'università del Texas e presidente dell'Associazione degli Ostetrici e Ginecologi di Houston. Proprio lui lo ha recentemente illustrato, per la prima volta, al simposio dei ricercatori italiani tenutosi al Baylor College of Medicine di Houston. Professore, ci spiega in che cosa consiste il suo sistema?
«Si tratta di un forcipe con controlli automatici elettronici ed un computer portatile, collegato ad un ricevitore. È praticamente identico a quelli attualmente in uso, ma con delle modifiche quasi impercettibili ai manici, nei quali sono stati inseriti meccanismi elettronici miniaturizzati». E a che cosa servono?
«Misurano, in tempo reale, la trazione esercitata sul feto durante il parto strumentale e avvisano il medico con un apposito sistema d'allarme se questa supera i limiti di sicurezza. Il sistema elettronico permette anche la trasmissione al computer dei dati per consentire la registrazione e la compilazione di un tracciato (partogramma strumentale), da inserire nella cartella clinica. Il manico è fatto in modo da potersi facilmente agganciare alla parte inferiore, appositamente modificata, delle branche dei forcipi correntemente in uso, con un sistema che ne permette l'innesto sicuro. Questo consente all'ostetrico di usare il forcipe più idoneo alla situazione clinica, piuttosto che doversi limitare allo stesso tipo per tutti i parti strumentali». Qual è l'obiettivo della sua invenzione?
«È quello di garantire la massima sicurezza. Il nuovo forcipe eliminerà il rischio di trauma fetale provocato dalla trazione eccessiva e, di conseguenza, contribuirà a ridurre la vulnerabilità medico-legale dell'ostetrico. Per quest’ultimo aspetto servirà anche il poter disporre di documentazione obiettiva sul grado di difficoltà del parto, che permetterà di chiarire, nei casi di problemi neurologici fetali, la frequente confusione fra semplice rapporto di associazione e quello di causa ed effetto».Il nuovo forcipe computerizzato inciderà sull’uso dilagante del parto cesareo che anche in Italia genera molto allarme?
«Credo di sì. La maggiore sicurezza di questo sistema potrebbe contribuire a ridurre l'incidenza del cesareo, che pur essendo meno pericoloso che in passato per l'avvento dell'anestesia, degli antibiotici e delle trasfusioni, tuttavia espone a rischi non indifferenti, come tutti gli interventi maggiori. Negli Stati Uniti circa il 29 per cento dei parti vengono fatti con il cesareo, il che significa che ogni minuto ne vengono iniziati due». Qual è l'incidenza del parto strumentale oggi nell'ostetricia?
«Anche se non sono frequenti come in passato, i parti strumentali continuano a giocare un ruolo importante nell'ostetricia moderna per la semplice ragione che non tutte le emergenze ostetriche possono risolversi con il cesareo.

Infatti, negli Stati Uniti si calcola che il 6 per cento circa dei parti siano strumentali. È una percentuale che appare modesta, ma corrisponde a 180mila bambini l'anno nati con l'aiuto del forcipe o della ventosa, i parti vaginali sono stati oltre 3 milioni».

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