«La formazione della Nazionale la faccio io»

Il Ct degli azzurri replica alle voci sui presunti «suggerimenti» di Moggi e smentisce ogni ipotesi di dimissioni

«La formazione della Nazionale la faccio io»

Franco Ordine

«Faccio io la formazione. La pensano così tutti gli azzurri, non solo Totti». Alla fine di un’altra giornata difficile, complicata, nerissima, per il calcio italiano e per la sua Nazionale, Marcello Lippi pronuncia la frase che tutti vorrebbero sentire. «Chi gioca o no in Nazionale è una mia decisione» scandisce dal telefono della sua abitazione di Viareggio il ct che nell’occasione riscuote l’appoggio di Totti, uno dei simboli della Nazionale, e mette fine a un balletto di voci su improbabili dimissioni. Questa volta non si discute dei rapporti con Moggi, delle telefonate ricevute per tagliare un giocatore infortunato ma dell’intervento, diretto, del presidente Carraro, affinchè Moggi suggerisca a Lippi la coppia d’attacco Totti-Gilardino per la partita con la Bielorussia, la data è ottobre 2004, si gioca a Parma, finisce 4 a 3 alla fine, e giocano in effetti Totti e Gilardino in attacco (il romanista sigla due gol, il centravanti del Parma uno). «Non voglio sapere cosa viene da Napoli, grazie» si difende così Marcello Lippi e si può capire. Il martellamento è impressionante. Dapprima si comincia con l’elenco ufficiale dei quattro che scommettono, tra cui c’è Gigi Buffon, il portierone della Nazionale e della Juventus che domani non parte per Bari, per giocare l’ultima di campionato, a causa di una ricaduta del dolore alla spalla che tanti acciacchi continua a procurargli. Buffon, a Torino, firma qualche autografo all’uscita dal campo di allenamento, non incrocia per un puro caso, Moggi passato a salutare, e n on vuole fare dichiarazioni.
«Sei sereno?» gli chiedono. Già, sereno. Ma come si fa in questo scenario apocalittico? E infatti qui sta per saltare tutta la spedizione mondiale di Germania 2006. La lista è pronta, dev’essere presentata lunedì pomeriggio a Roma ma forse possono arrivare delle correzioni in corsa, non certo dettate, da vicende tecniche. E se Buffon salta, scala in avanti Peruzzi, De Sanctis diventa il secondo e Amelia il terzo. Ma non si può liquidare così tutta la vicenda. Ci sono spiegazione da dare, risposte esaurienti da fornire e quel traffico di telefonate da commentare. «Il caos non deve condizionare la Nazionale» sostiene Totti, da Roma ma è come se parlasse in un diserto. Non lo ascolta nessuno, intenti come sono a raccogliere avvisi di garanzie e intercettazioni che si moltiplicano. Alla fine, al fianco di Lippi, si schiera il suo predecessore, Giovanni Trapattoni, silurato dopo la delusione di Lisbona 2004, l’europeo finito come tutti sanno. «Ci sono delle volte in cui serve il buon senso» è il commento del Trap alle notizie che riferiscono delle pressioni di Carraro per lo schieramento azzurro contro la Bielorussia, passata al Ct attraverso Moggi.

«È capitato anche a me avere giocatori impegnati in finale di coppa Campioni e per le amichevoli era doveroso oltre che sensato provare giocatori nuovi» rievoca il Trap e qui si pare una pratica che divenne fonte di critica ferocissima per lui quando passò quattro anni sulla panchina azzurra. Chiamò anche Bettarini, sollevò un polverone per via dell’agente della di lui moglie, Lele Mora, ma poi tutto finì in una battuta. Allora non c’erano pm napoletani pronti ad ascoltare ogni telefonata.

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