Formigoni: «Il Carroccio resterà nel Polo»

Il presidente lombardo: «Il federalismo è nel Dna del centrodestra»

Marcello Chirico

da Milano

Chissà se è stato un caso, ma ieri mattina, prima di uscire di casa per recarsi al solito seggio milanese di via Gattamelata (praticamente 200 metri da dove abita), Roberto Formigoni ha volutamente indossato un indumento di colore verde. Nel caso specifico: i pantaloni. Sorvoliamo sulla tonalità di quel colore (più che un verde «padano» era un verde «pisello»), soffermiamoci sul merito: il verde è il colore della Lega, la devolution il primo obiettivo del Carroccio e il governatore, dopo essersi speso 2 intere settimane a spingere sul «sì», ieri è andato a votare per il referendum con addosso il colore preferito dei lùmbard. Coi quali, da tempo, in Regione intrattiene rapporti di amore-odio. Ma su un argomento si trova totalmente d’accordo: il federalismo. E quindi, su questa riforma costituzionale «che può cambiare l’Italia» e da confermare con i «sì».
Ma se ciò non avvenisse, che accadrà? C’è già chi immagina uno tsunami di proporzioni bibliche all’interno del partito di Bossi, ma tra questi non c’è Formigoni. Perché «anche se le cose andassero male, ma non ci credo - ha dichiarato il governatore uscendo dal seggio -, la Lega Nord non potrà che ripartire con noi, anche se si tratterà magari di rivedere l’organizzazione della Cdl, come ho sempre detto». Alla disgregazione totale del Carroccio lui non ci crede proprio, anche «perché sarebbe un disastro».
«La Lega ha molti motivi per restare col centrodesta - ha spiegato ancora Formigoni -, con noi che abbiamo il federalismo e la sussidiarietà nel nostro Dna. Ovviamente io mi auguro che vincano i “sì” e che si vinca in Lombardia, ma ripeto: qualora andasse male, La Lega non potrà che ripartire insieme a noi, perché fare un’Italia più semplice, dare più poteri ai cittadini non sono più obiettivi esclusivi dei leghisti ma di tutti noi, dell’intera Casa delle libertà». Che, ha ripetuto ancora ieri il governatore lombardo, «non potrà restare la stessa». «Altrimenti la Lega dove potrebbe andare?», si domanda Formigoni. «A sinistra? La cui anima è centralista e statalista?». Secondo il governatore lombardo, al Carroccio non resterebbero alternative a quella di continuare a essere parte integrante della Cdl.
L’esponente azzurro ha anche affrontato il tema referendario, provando per l’ennesima volta a trascinare dalla parte del «sì» almeno «i riformatori presenti nel centrosinistra». «Facciano come me - ha sottolineato Formigoni -: nel 2001 votai a favore della riforma dell’articolo V, approvato non da noi ma dagli stessi che governano oggi.

Anche quella riforma ci sembrava ricca di imprecisioni, perfino di errori, ma la votai per dare una speranza al cambiamento, fu un modo per dire a tutti “andiamo avanti”. Adesso, con la vittoria del sì, potremo avviare davvero il passaggio di alcune competenze dallo Stato alle Regioni, e anche la semplificazione del sistema politico».

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