Per fortuna del Milan c’erano pochi spettatori

Qualche segnale incoraggiante è arrivato soltanto dai giovani Bonera e Gourcuff

da Milano
Tre italiane su tre agli ottavi. Per il nostro calcio l’ultimo turno della Champions si conclude in modo felice ma non proprio trionfale. Il Milan, primo già al fischio d’inizio, conclude con la stessa posizione, come gli succede da molti anni, dall’avvento di Ancelotti, ma la sconfitta dinanzi al Lilla, secca e senza discussione, non è certo un bel viatico per il campionato e neanche per il futuro della coppa che riprende a fine febbraio. Un nuovo anno, magari un’altra squadra e nel frattempo qualche indispensabile puntello al calcio-mercato. Fanno festa i tremila francesi arrivati qui a inseguire la grande impresa realizzata puntualmente. E con una semplicità disarmante. Veloci e abili nel palleggio i gialli di Lilla impiegano appena sette minuti per incanalare la sfida verso lo sbocco desiderato. Il Milan, con la testa chissà dove, e con le gambe ridotte a mal partito, incassa una gran figuraccia.
Se qualcuno vuole immaginare cosa ne sarà del Milan del futuro, senza gli angeli custodi che l’hanno scortato per 15-20 anni, Costacurta e Maldini superstiti degli invincibili, dia un’occhiata al Milan del primo tempo di ieri sera col Lilla e ne tragga le conseguenze. La difesa balbetta come se davanti si trovasse il Real Madrid della buonanima di Puskas, nel centrocampo ci sono anime pie che vagano alla ricerca di chissà quale ispirazione e non conta l’età (Gourcuff) né il ridotto stato fisico (Ambrosini) mentre in attacco solo Borriello, in trance agonistica, lotta come un leoncino e qualche volta esagera persino nell’inseguire duelli rusticani. Il Lilla che insegue sogni di gloria si limita all’essenziale: fa del possesso palla e al primo tiro da 30 metri trova Kalac in forma coppa Italia (palla smanacciata e servita sul piatto d’argento a Odemwingie) e passa in vantaggio. Poi il perticone australiano si riscatta con un paio di prodigi che delimitano i confini tecnici di questo Milan due rimasto anche senza Kakà. Ancelotti si lamenta con l’arbitro inglese Poll che gli mostra il fischietto come per dirgli: vuoi arbitrare tu? Bella prova di personalità. Dovrebbero apprezzare i fischietti di casa nostra, ciucci e presuntuosi, anzi permalosi. In porta, nel primo tempo, il Milan tira solo una volta con Pirlo su punizione. Il dato dice tutto sulla qualità della performance e sui discorsi fatti prima. Per fortuna non c’è un gran pubblico nonostante l’offerta al ribasso (1 euro): meglio lavare i panni sporchi in famiglia.
Neanche l’arrivo di Seedorf e Kakà, nella ripresa, sembra migliorare in modo significativo l’assetto tattico e la resa. Il Lilla che ha gambe, voglia e anche l’estro per imporre i suoi triangoli in velocità, prima sfiora con il centravanti il raddoppio (Kalac in uscita è come se lo stregasse) ma poi, al culmine di uno scambio preparato in allenamento con Keità, incarta il 2 a 0 che vuol dire qualificazione come seconda squadra nel girone. E l’Aek non può neanche lamentarsi più di tanto a causa del proprio rendimento a Bruxelles: chi vuol ricevere spintarelle deve almeno farsi trovare in sella sulla bicicletta, non a piedi. Il girone di Champions, che è poi l’unica cosa buona riuscita al Milan nello sciagurato secondo semestre del 2006, si chiude con una sconfitta senza conseguenze per la classifica ma solo per la cassa rossonera (persi i 600mila franchi dell’eventuale successo). Chissà se vuol dire qualcosa.

Adesso occhi puntati all’urna dell’Uefa, la prossima settimana, per conoscere l’identità del rivale negli ottavi. «Speriamo di evitare il Barcellona» dice Adriano Galliani prima di raggiungere San Siro. Ma al momento non solo il Barça di Ronaldinho può far paura ai resti del grande Milan.

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