Roma - Sembra che si voti solo in Italia. In Gran Bretagna è a rischio il governo laburista di Gordon Brown, in Francia si capirà se Martine Aubry ha risvegliato il partito socialista, in Germania è scontro fra Spd e la Linke di Oskar Lafontaine, in Olanda ha vinto la lista xenofoba di destra. Dappertutto c’è movimento, incognita, convulsione. Eppure la grande stampa internazionale ha occhi solo per l’Italia dove il voto non darà sorprese, non mette a rischio il governo ma può mandare per aria l’opposizione.
El País ha pubblicato le foto di Villa Certosa che la magistratura ha chiuso in un cassetto in Italia. Per tre settimane a Londra, a Parigi, a Madrid, e un po’ meno a Berlino, il chiacchiericcio italiano ha mobilitato titolisti e columnist di primo piano. La Repubblica ha dato la linea a giornali di mezzo mondo coltivando l’antico vezzo anti-italiano di molta parte della stampa internazionale. È stato il più clamoroso gioco di squadra soprattutto con i giornali di Murdoch che rilanciavano in Italia le palle avvelenate lavorate in largo Fochetti nel cuore dell’impero De Benedetti.
Non si era mai vista una roba simile. Neppure nelle più accese campagne elettorali recenti avevamo notato un così grande interesse per il nostro Paese. Spesso ci siamo lamentati di tanta disattenzione, degli articoli stereotipati, delle notizie di casa nostra finite nelle brevi di cronaca. Anni fa ci indignammo contro lo Stern che in copertina mise una pistola su un piatto di spaghetti. Ci siamo infastiditi della retorica «pizza e mandolino», di termini come «mafia» e «tangenti» che diventavano le parole più diffuse del nostro idioma all’estero.
Nella più brutta campagna elettorale della Prima e della Seconda repubblica, invece, gli articoli più insultanti contro di noi sono stati portati ad esempio della cattiva immagine dell’Italia. Comizi elettorali nella più sperduta periferia nostrana hanno avuto come cavallo di battaglia i titoli di Liberation o le invettive del Times. Complimenti per la regia, tutta italiana, di questo nuovo pensiero unico che consegna l’Italia al «vaudeville». Qualche domanda però dobbiamo farla. Perché questo accanimento? Perché la polemica italiana, che solitamente non varca le Alpi, questa volta ha trovato tanti estimatori?
A mente fredda mi vengono tre spiegazioni. La prima è questa. Il voto italiano è controcorrente perché non mette in discussione il governo ma può modificare il panorama politico europeo. Lunedì sera sapremo se il Pdl, oltre ad essere il più forte partito italiano, sarà anche il più forte partito europeo. L’anatroccolo nero italiano rischia di avere in mano il timone dei partiti conservatori e moderati. È facile immaginare che nell’Europa che conta, a sinistra come a destra, questa prospettiva faccia venire i brividi. Tanti si sono augurati il «berlusconismo in un Paese solo». L’idea che il modello carismatico-plebiscitario - che non nasce Italia - possa avere dal nostro Paese un nuovo impulso ha trovato apparati pronti a respingerlo.
Probabilmente l’Europa di lunedì sera non sarà socialista, anche grazie alla diserzione del Pd. Molti hanno voluto scongiurare che diventi berlusconiana. Fin qui non c’è nessun complotto né, da parte mia, alcuna condiscendenza verso l’internazionalizzazione del modello Berlusconi. Metto solo in rilievo un dato di analisi.
La seconda spiegazione l’ha data Marco Benedetto, ex uomo forte della catena Caracciolo-De Benedetti. L’attacco concentrico dei giornali italiani e di molti giornali esteri, soprattutto europei, ha varcato i confini della sinistra. Non stiamo parlando solo di Liberation, dell’Independent, del Guardian. In campo sono scesi anche molti quotidiani e settimanali conservatori. La catena editoriale impegnata in prima fila porta al nome dell’editore più potente del mondo, quel Rupert Murdoch che controlla giornali di carta e tv in quasi tutti i continenti. Ricordo che quando voleva sbarcare in Italia la sinistra si allarmò. Ora è diventato un baluardo della democrazia e dei buoni costumi. Murdoch, spiega, Marco Benedetto ha molte ragioni di ostilità verso Berlusconi, più o meno le stesse di Carlo De Benedetti, e ha fatto impostare una vera guerra mediatica per influire sulle elezioni italiane.
La terza spiegazione rimanda agli uffici di corrispondenza italiani di molti organi di informazione stranieri. Alcuni inviati di punta mi hanno sempre spiegato che l’Italia non dà titoli di stampa se non quando presenta i suoi lati peggiori. È più facile vendere un articolo scandalistico che un reportage che parli bene di noi. Berlusconi con la sua vita esagerata è una fonte primaria. Gli articoli si fanno da casa, senza bisogno di lavorarci un po’. L’Italia va di moda solo quando consente articoli di colore.
Qualche volta ci arrabbiamo, per esempio quando i giornali tedeschi invitano a non fare vacanze nel nostro Paese, altre volte ci crogioliamo in questa derisione mediatica che dovremmo respingere.
Non so se i corrispondenti esteri che lavorano in Italia siano bravi o no. So che molti di loro hanno già l’articolo pronto quando devono mandare il pezzo al loro direttore. In questi mesi hanno faticato ancor meno, l’articolo l’aveva già scritto Repubblica. Bastava copiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.