Il fracasso fila come un treno «In metro orecchie a rischio»

La denuncia di Legambiente: sui vagoni, a finestrini aperti, si superano i 90 decibel. La linea gialla anche se nuova è la peggiore. Atm: «Facciamo il possibile»

Il fracasso fila come un treno «In metro orecchie a rischio»

Il rumore è assordante: un fischio a 90 decibel che non permette neanche di comunicare. Non siamo in un’officina metalmeccanica, tantomeno all’interno di una fabbrica. Più semplicemente su un vagone della linea 3 della metropolitana di Milano. La meno silenziosa della città, secondo uno studio condotto lo scorso anno dalla Asl Milano 2. In alcuni tratti - per esempio Duomo-Rogoredo - il rumore raggiunge 93,8 decibel. Circa 13 in più rispetto agli 80 che l’orecchio umano può sopportare senza subire conseguenze gravi.
Con l’estate torna il problema dell’inquinamento acustico in metropolitana. In molti vagoni manca l’aria condizionata e i passeggeri sono costretti ad aprire i finestrini per non soffocare. L’attrito delle ruote sui binari, specialmente in curva e sui rettilinei più lunghi, provoca un fischio acuto e persistente. «Rispetto allo scorso anno nulla è cambiato, nonostante le continue segnalazioni da parte degli utenti - denuncia Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente -. Il frastuono è particolarmente assordante sulla linea gialla, malgrado la sua costruzione sia recente. Sulla rossa e sulla verde va meglio perché in alcuni tratti sono state apportate modifiche». Quelle più urgenti dovrebbero interessare i vagoni. «Basterebbero adeguati impianti di condizionamento per risolvere il problema - continua Poggi -. Inoltre, sarebbe utile intervenire su rotaie e gallerie». Dall’Atm rispondono che il livello di attenzione, per quanto riguarda la salute dei clienti, è da sempre elevato: «Nel corso degli anni gli investimenti per la salvaguardia dell’ambiente, compreso il tema dei rumori e delle vibrazioni in metropolitana, sono stati continui». Gli sforzi di Atm si traducono in campagne di misurazione attraverso sofisticati sistemi di rilevazione e in costanti attività di manutenzione della rete. «In ogni caso - puntualizzano - in questa materia non esiste una precisa norma di riferimento. Peraltro, il tempo di esposizione dei passeggeri è sempre limitato. Abbiamo comunque avviato da anni un programma straordinario per il rinnovo del parco veicoli metropolitano che prevede l’installazione di sistemi di condizionamento delle vetture». «I controlli non mancano - conferma Luigi Massari, presidente regionale dell’Associazione utenti del trasporto pubblico -. Purtroppo gli interventi sui mezzi risentono della carenza di risorse».
In Italia non esiste una norma che stabilisca la soglia massima di rumore tollerabile sui mezzi pubblici. Anche perché eventuali danni sono strettamente legati al tempo di esposizione. «Per calcolare possibili problemi all’udito bisogna tener conto del rumore sopportato in periodi prolungati di tempo - afferma Edoardo Bai, responsabile della Asl Milano 2 -. Nel caso della metropolitana, è vero che i passeggeri restano a bordo per poco tempo, ma è altrettanto vero che chi percorre l’intera linea è sottoposto a uno stress notevole per almeno 25 minuti consecutivi. Se si trattasse di un lavoratore, la legge gli imporrebbe di indossare una protezione».
Cosa che non è richiesta, e neanche possibile, agli utenti della metropolitana.

«La differenza fra i passeggeri e gli operai - conclude Carlo Romano, medico del lavoro e ricercatore dell’Università Cattolica - è che, in teoria, i primi potrebbero dover sopportare almeno un’ora di rumore giornaliero per tutta la vita. Viaggi di 60 minuti con punte di 90 decibel tutti i giorni potrebbero aumentare il rischio di danni all’udito nel corso degli anni. Specialmente nel caso di persone particolarmente sensibili».

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