Non so come fa Franceschini ad essere fiero di questa campagna elettorale. Comunque andrà a finire, ed io che sto dall’altra parte penso che vincerà Berlusconi, il Paese che uscirà dopo il voto sarà ancora più dilaniato. Abbiamo visto tante contese elettorali dure, con scontri al calor bianco, con accuse roventi fra una parte e l’altra, ma per la prima volta abbiamo assistito ad una campagna elettorale in cui l’opposizione ha espulso la politica. Ricordo quante volte abbiamo lamentato che alla vigilia del voto europeo lo scontro avvenisse solo sui temi italiani. Erano i tempi in cui la sinistra sapeva dove collocarsi e si faceva un vanto dell’appartenenza alla famiglia socialista. Per tanto tempo siamo stati rimproverati dai «radical» perché mettevamo al centro della contesa sul voto le questioni che alcuni con disprezzo chiamavano del «campanile» perché ci si occupava di traffico, di fontane, di decoro urbano. In questo mese niente di niente.
Il Pd diretto da Franceschini si è tuffato in un laghetto melmoso in cui nuotano con passione i giornali scandalistici. Erano persino più limpidi i tempi, che nessuno rimpiange, in cui si agitava come una clava la «questione morale» contro gli avversari. Questa volta si è scavato un nuovo fossato. Il principale partito dell’opposizione si è fatto guidare da giornalisti gossippari e dai paparazzi. Sulla base di una lettera risentita di una moglie arrabbiata, si è costruita una vera campagna tesa a delegittimare moralmente «il principale esponente dello schieramento a noi avverso». Il danno è stato enorme e rischia di trasformarsi in un boomerang.
Ho rivolto, dalle colonne di un altro giornale, tre domande a Franceschini. Gli ho chiesto a quale gruppo parlamentare si iscriveranno gli eletti del Pd, ho domandato che fine farà dopo il voto l’alleanza con la piovra dipietresca, ho chiesto di sapere perché erano state cancellate le clamorose dichiarazioni di Veltroni, ma anche di D’Alema, sulla fine dell’antiberlusconismo. Non mi ha risposto. Sono troppo poco allineato per una interlocuzione schietta. Eppure le questioni sul tappeto sono gigantesche. L’attacco a testa bassa non porta da nessuna parte. La campagna sui rifiuti di Palermo è durata un giorno, persino il sito del Pd non ne parla più dopo ventiquattro ore. Se per un tardivo ripensamento il Pd di Franceschini dovesse abbandonare in questi ultimi giorni lo scandalismo scopriremmo che non ha più nulla da comunicare agli elettori.
Le conseguenze di questa campagna elettorale orribile saranno amare per il Pd. Nell’ipotesi che, scavando nella trincea del pettegolezzo, i suffragi si rivelassero dignitosi, si sarebbe contratto un doppio debito. Il primo è con il gruppo editoriale che ha scatenato questo ambaradan. Per la prima volta il partito principale dell’opposizione si è fatto dettare la linea e ha rinunciato alla propria autonomia. La fusione fra giornale e partito toglierà ogni indipendenza al Pd. Se nel passato il gruppo Repubblica aveva dovuto faticare per conquistare spazi nella guida della sinistra, questa volta Franceschini gli ha consegnato il timone senza combattere. Sarà una riunione di redazione e non le primarie di popolo ad eleggere il nuovo leader del Pd. Mai eravamo caduti così in basso.
La seconda conseguenza riguarda il clima politico del Paese. Chi avrà più il coraggio di parlare di dialogo fra le parti contrapposte? Perché il cittadino elettore di centrodestra dovrebbe fidarsi di una controparte che, dopo la stagione dei giudici, ha tentato il colpo di mano facendoci discutere per settimane di foto e di interviste a mariuoli ex fidanzati di ragazzine? Perché un elettore di sinistra dovrebbe dare retta ai pochi riformisti di sinistra che vogliono discutere di politica e di progetti quando questi temi sono stati cancellati dall’agenda nazionale? Il Paese, è questo che il cattolico Franceschini non vuole capire, si è incattivito in questo mese. Destra e sinistra si guarderanno ancora più in cagnesco.
L’immagine del Paese si è ancora di più degradata. Non ho letto frasi di ripulsa verso gli attacchi che sono venuti dalla stampa estera. Ma cosa credete che le copertine insultanti su Berlusconi non avranno conseguenze? La stima per l’Italia sarà ancora una volta distrutta da vecchi e nuovi stereotipi. I nostri imprenditori e i nostri lavoratori all’estero saranno più forti dopo che è stato così «mascariato» il volto dell’Italia?
Molti mi hanno chiesto perché, a differenza di molti giornalisti e intellettuali di sinistra, io abbia scelto di combattere la svolta gossippara. Ho rischiato, e forse rischio tuttora, l’accusa di tradimento e di intelligenza con il nemico. Non me ne importa niente. Se il prezzo da pagare per questa ultima battaglia per modernizzare la sinistra, è l’ostracismo, lo pago.
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