Francesco Pesce faceva la vita del latitanti. Chiuso in un bunker, il boss della 'ndrangheta di Rosarno coordinava le attività del gruppo criminale da sotto terra, utilizzando i pizzini che ha provato a bruciare all'arrivo degli uomini del ROS.
Il bunker Pesce era già sfuggito all'arresto nell'aprile dell'anno scorso e da allora viveva asseragliato in un locale di 40 metri quadri, ricavato sotto uno sfasciacarrozze gestito da Antonio Pronestì, che si occupava anche di tenere i contatti tra il boss e il mondo esterno. Ma la vita del malavitoso non era quello che si può dire una vita disagevole. C'è internet nella tana del boss, per non perdere i contatti con il mondo libero e c'è la tv, con tanto di parabola per ricevere i canali satellitari e due grandi schermi LCD. I 40 metri del covo sono ben divisi tra bagno, camera da letto e salotto con cucina a vista e la dispensa del boss è fornita di tutto ciò che serve. Ci sono i generi di prima necessità, prelibatezze calabresi e articoli di lusso come champagne e altri vini pregiati.
Non manca neppure un condizionatore d'aria, per sconfiggere la calura dei mesi estivi. E a garantire la sicurezza del luogo un sistema di 16 telecamere a circuito chiuso con attivazione a infrarossi. Una "prigionia" da fare invidia...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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