In Francia le urne non sono ancora chiuse; il risultato è presumibile ma non ancora in tasca; i candidati non hanno ancora esultato per una vittoria certa. Eppure, tra le file del partito socialista, che si appresta a festeggiare il successo nelle regionali dopo il secondo turno di domenica, la compattezza pre-elettorale sembra già lasciare il passo alle antiche frizioni interne. Una piccola guerra delle prime donne preannuncia future battaglie politiche in seno al partito capaci di minare i successi di oggi. Le eterne rivali del movimento rosa si sono fatte qualche dispetto, subito intercettato dai giornali francesi: Martine Aubry, leader del partito, ha minimizzato l’ottimo risultato dell’ex candidata presidente Ségolène Royal, che nella regione atlantica del Poitou-Charentes ha ottenuto cifre di dieci punti sopra la media nazionale. «Certo, abbiamo guardato ai suoi risultati, ma non più che nelle altre regioni», ha detto Aubry.
Da parte sua, Royal ha attirato l’attenzione dei cronisti più maliziosi intervenendo in diretta televisiva proprio mentre la collega-rivale rilasciava le prime dichiarazioni in rue Solferino, quartier generale socialista a Parigi. Quanto basta per scatenare discussioni e analisi sul futuro prossimo e bellicoso del partito che, dal 2002, dall’enorme sconfitta elettorale di Lionel Jospin al primo turno delle presidenziali, resta frammentato al suo interno. Quello di questi giorni è il primo grosso successo dopo molti anni e oggi, forti del rinnovato slancio, i socialisti guardano all’Eliseo dove non entrano dal 1988, quando François Mitterrand ottenne il secondo mandato. «A partire da lunedì 22, nel partito sarà guerra aperta», spiega al Giornale Bruno Jeudy, del Figaro. La grande sorpresa di queste elezioni, racconta, «è la tregua interna ai socialisti, l’unità creatasi attorno ad Aubry e ai candidati regionali. Ma finirà presto». In attesa delle primarie in calendario nel 2011 (per la prima volta aperte ai militanti), parte la sfida per chi sarà il candidato presidenziale. «Se i socialisti, in una prima nazionale, vincessero in 22 regioni su 22, come suggeriscono in sondaggi, Martine Aubry otterrebbe molti punti».
Ma nel movimento c’è chi ha intenzione di dare battaglia: Ségolène Royal non ha mai messo da parte le ambizioni presidenziali, e anche se si è focalizzata su una campagna molto locale, intascato il successo di questi giorni è pronta a rimettersi in corsa a livello nazionale. «È isolata nella sua regione, potrebbe avere problemi finanziari in una futura campagna, ha perso sostegno interno ma ha un grande talento mediatico che sfrutterà», dice Jeudy.
Contro Royal potrebbe porsi anche il suo ex compagno ed ex segretario generale del partito, François Hollande. Ma i maggiori problemi arriveranno da altri fronti. Per neutralizzare l’effetto Royal sarebbero già nate alleanze, raccontano i mass media. Un triumvirato di pesi massimi sbarra la via: Aubry, Dominique Strauss-Kahn, capo del Fondo monetario internazionale e unico che, per i sondaggi, batterebbe oggi Nicolas Sarkozy alle urne; Laurent Fabius, ex primo ministro. I tre si sarebbero giurati fedeltà: nessuna guerra fra di noi, si candiderà soltanto il più forte. Ma le variabili sono molte.
Dietro gli «elefanti» del partito scalpita anche una «giovane guardia» (di quarantenni) che non ha intenzione di essere messa da parte nella corsa all’Eliseo e che ha saputo fare pressioni sui vertici per aprire le primarie all’elettorato della sinistra: Manuel Valls e Pierre Moscovici non hanno nascosto le loro ambizioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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