Prima frenata della cassa integrazione nel 2010

La cassa integrazione rallenta, per la prima volta nel 2010. Ad aprile si è registrato un calo delle richieste del 5,7% rispetto a marzo, passando dai 122,6 milioni di ore autorizzate a 115,6 milioni. Più significativa la diminuzione per le autorizzazioni di cassa integrazione ordinaria (Cigo): -22,5% rispetto a marzo. E ancora di più nel comparto industria, dove la flessione congiunturale della Cigo è stata del 27,3% (solo nell’edilizia si è registrato un lieve incremento: +2,3%). Ad aumentare è invece la cassa integrazione straordinaria (+8% su base mensile, +192% rispetto a un anno prima).
«È la prima volta nel corso del 2010 che le ore autorizzate di Cig diminuiscono, mese su mese - commenta il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua - e si nota un comportamento differenziato nelle regioni e nei comparti. Nell’industria, ad esempio, e quindi nelle regioni del Nord più industrializzate, il ricorso alla cassa ordinaria è più basso dello scorso anno». A livello tendenziale, infatti, la frenata della Cigo è ancora più sensibile: -38,1% rispetto ad aprile 2009. Su base annua le ore autorizzate di Cig sono complessivamente aumentate del 52,9%, in gran parte però a causa della cassa integrazione in deroga (Cigd), che, come tutti gli ammortizzatori in deroga, fu varata proprio nell’aprile 2009. Nel solo mese di aprile 2010 sono state 25,6 milioni le ore di Cigd autorizzate, di cui circa due terzi nel comparto commercio e artigianato (rispettivamente il 19,9% e il 44%). «A conferma del fatto che la rete di protezione degli ammortizzatori sociali si è estesa su imprese e settori produttivi che fino all’anno scorso erano privi di sostegno», sottolinea Mastrapasqua.


«La periodica rilevazione dell’Inps circa l’impiego degli ammortizzatori sociali da un lato permette di rilevare la prima diminuzione, mese su mese, del numero delle ore integrate nel 2010 e, dall’altro, conferma l’attitudine delle imprese a mantenere il legame con i propri lavoratori anche in presenza del persistere di una bassa domanda, con la conseguenza di minore produzione e meno ore lavorate», commenta il ministro del Welfare, .

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