Fuorionda, Fini: non devo spiegazioni Berlusconi ribatte: "La porta è quella"

Durante un convegno, registrata la chiacchierata con il procuratore Trifuoggi (leggi il testo integrale). Fini contro Berlusconi: "Confonde il consenso popolare con l'immunità nei confronti di qualsiasi autorità di garanzia e di controllo". Il premier si sfoga: "La misura è colma". Poi Fini interviene a Ballarò (il video) e conferma: "Nulla da chiarire"

Fuorionda, Fini: non devo spiegazioni 
Berlusconi ribatte: "La porta è quella"

Roma - "L’uomo confonde il consenso che ovviamente ha e che lo legittima a governare con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia: magistratura, Corte dei conti, Cassazione, capo dello Stato, Parlamento. Siccome è eletto dal popolo...". Sorpreso in un fuori onda durante un convegno a Pescara, il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a parlare del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: non sa che i microfoni sono aperti e parla a ruota libera con un magistrato suo amico. "Sul filmato 'rubato' non ho nulla da chiarire, non debbo dare alcuna spiegazione", ha commentato Fini intervenendo telefonicamente in diretta a Ballarò. Il premier "sbigottito" confida ai suoi: "E' un errore da principiante. La misura è colma, la porta è quella".

Consenso e immunità Secondo il presidente della Camera, Berlusconi "confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo". Parlando con il procuratore della Repubblica Nicola Trifuoggi, seduto accanto a lui, in occasione della giornata conclusiva del Premio Borsellino, il 6 novembre scorso a Pescara, Fini racconta di aver più volte detto al premier di "confondere la leadership con la monarchia assoluta". "Poi in privato gli ho detto - ha quindi continuato il presidente della Camera - ricordati che gli hanno tagliato la testa a...". "Quindi statte quieto", ha poi chiosato Fini replicando così a una battuta del procuratore Trifuoggi che aveva detto: "E' nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l’imperatore romano".

Spatuzza e i nuovi scenari "Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perchè è una bomba atomica", ha poi detto Fini replicando a Trifuoggi che aveva detto: "Non ci si può permettere un errore neanche minimo". E Fini: "Sì, perché non sarebbe solo un errore giudiziario, è una tale bomba che...". Poi Fini ha parlato delle persone coinvolte: "Lei lo saprà... Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro dell’Interno, e di (qui l’audio è disturbato e non si sente il nome pronunciato da Fini, ndr) uno è vicepresidente del Csm, e l’altro è il presidente del Consiglio". "Pare che basti", ha quindi commentato Trifuoggi. "Pare che basti", ha subito replicato il presidente della Camera. "Però, comunque, si devono fare queste indagini", ha insistito l’interlocutore di Fini che ha, poi, risposto: "Ci mancherebbe altro".

La battuta sull'immortalità Nessuno è immortale? "Se ti sente il presidente del Consiglio si incazza...", ha poi scherzato Fini durante il discorso di Aldo Pecora, portavoce del movimento antimafia "Ammazzateci tutti". "Noi siamo di passaggio, qua nessuno è eterno, non si vive in eterno", ha detto il giovane. Allora Fini ha commentato: "Se ti sente il presidente del Consiglio si incazza...". Ma la conversazione tra il presidente della Camera e Trifuoggi va avanti: "Qualche giorno fa - afferma Fini - rileggevo un libro sull’Italia giolittiana e a Giolitti, che era considerato il ministro della malavita, un oppositore disse: 'Lei rappresenta lo stato... participio passato del verbo essere'. Efficace, no?". "Potrebbe essere riesumata", ha quindi replicato il magistrato. "Infatti non escludo di farlo, citando la fonte... prima o poi lo faccio", ha infine concluso il presidente della Camera.

Pdl: "Tocca a Fini dare spiegazioni" "Non commentiamo i fuorionda. Nell’ultimo ufficio di presidenza del Pdl ci siamo espressi all’unanimità sull’utilizzo dei cosiddetti pentiti, sull’uso politico della giustizia, sul tentativo in atto di ribaltare il risultato della ultime elezioni politiche. Quel documento per tutti noi esprime la linea di fondo del Pdl. Tocca ora al presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d’accordo". È quanto afferma il portavoce del Popolo della Libertà, Daniele Capezzone, al termine di un incontro tra i vertici del Pdl in via dell’Umiltà.

Mancino: sempre forte il mio impegno contro la mafia
"Ignoro il contenuto delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza sul mio conto; ribadisco l’assoluta mia estraneità ad ogni forma di coinvolgimento nella presunta trattativa Stato-mafia, che, se avvenuta, non è stata mai portata alla mia conoscenza", sottolinea il vice presidente del Csm Nicola Mancino in una nota in cui fa presente che il suo impegno contro la mafia è stato "sempre forte e determinato". "Posso solo dire di avere, prima delle stragi, nella mia qualità di capogruppo dei Senatori democristiani - sottolinea Mancino - contribuito all’approvazione di una rigorosa legislazione antimafia per evitare la prescrizione dei reati collegati al maxiprocesso, alla istituzione della Direzione Nazionale Antimafia e della DIA e all’approvazione dell’art.41 bis. Ne parlano gli atti parlamentari". "Con pari coerenza, da ministro dell’Interno - osserva ancora il vice presidente del Csm - ho dato impulso e motivazione all’attività di contrasto alla criminalità organizzata. Lo testimoniano i lusinghieri risultati di quegli anni". Mancino conclude dicendosi "certo che i magistrati che ascolteranno il pentito Spatuzza sapranno dirigere gli interrogatori con lo scrupolo che viene loro riconosciuto".

Fini chiama Mancino Fini ha telefonato nel pomeriggio al vice presidente del Csm Nicola Mancino per chiarire l’ equivoco da lui commesso tra le dichiarazioni del pentito Spatuzza e quelle di Massimo Ciancimino. Nella conversazione con Mancino, il presidente della Camera ha spiegato di aver fatto confusione attribuendo a Spatuzza quanto aveva detto in un primo tempo il figlio del sindaco di Palermo a proposito della presunta trattativa tra lo Stato e la Mafia.

Massimo Ciancimino aveva affermato di aver saputo da suo padre che la mafia aveva individuato nell’ allora ministro dell’ interno un suo interlocutore. In seguito aveva corretto questa sua versione sostenendo che Cosa nostra aveva trovato un altro interlocutore di fiducia. Per queste sue dichiarazioni Mancino ha querelato Massimo Ciancimino.

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