Il futuro della legislatura

nostro inviato a Riva del Garda

«Ci batteremo per far passare la riforma della giustizia nelle piazze. Sarà necessario l’impegno di un grande partito come il nostro, guidato da Berlusconi, per questa mobilitazione. Perciò io chiedo fin d’ora a Rete Italia il sostegno culturale, pratico e materiale della militanza, perché noi dobbiamo batterci per far passare quella che se in altri Paesi è un’ovvietà è, purtroppo, il limite dell’Italia». Se i cattolici del Pdl, riuniti sotto quell’unico ombrello, aperto in tempi non sospetti, da Roberto Formigoni, cercavano un’altra iniezione di adrenalina, dopo lo strigliata ricevuta avant’ieri dal cardinale Ruini, eccoli prontamente accontentati da un Angelino Alfano in grande spolvero.
Che, ieri sera, dal palco della convention di Rete Italia a Riva del Garda, ha inanellato parole incandescenti nei riguardi di un’opposizione arroccata su posizioni di «conservatorismo pregiudiziale solo ed esclusivamente per nuocere a Berlusconi». Col risultato che questi pregiudizi «non solo e non tanto nuocciono a Berlusconi, ma nuocciono - parole del Guardasigilli - prima di tutto al Paese». Quindi lancia in resta e alla carica. Contro i maître à penser della sinistra. «Le riforme? Io sarei per farle noi, anche prendendoci il tempo della prossima legislatura. Dobbiamo batterci - ha tuonato Alfano - contro il pregiudizio dei soloni del diritto che ritengono che noi non siamo idonei culturalmente a proporre una riforma costituzionale della giustizia. Dobbiamo batterci contro il pregiudizio di questi convinti virtuosi e dobbiamo batterci contro il pregiudizio doloso di chi sposa le ragioni dei magistrati a prescindere dai loro meriti e dai loro demeriti». Con soddisfazione del padrone di casa, il governatore della Lombardia che, al centro del palcoscenico annuisce più volte, meglio di così non si può interpretare il titolo del convegno: «Viva la politica viva», perché quello di Alfano è un crescendo dialettico che strappa alla platea, convenuta da ogni dove, un applauso dopo l’altro. Specie quando va ad evidenziare i limiti strutturali della sinistra. «La cosa che più atterrisce l’opposizione - sottolinea il ministro - è quella di apparire conservatori. E così arrivano a sostenere che ci hanno dato una grande apertura di credito solo che poi se la rimangiano questa presunta apertura. Perché stiamo facendo leggi che non piacciono a loro. Ecco perché, oltre a proporre la separazione delle carriere, noi proponiamo anche la separazione delle polemiche. Loro devono avere il coraggio di presentare gli emendamenti alla riforma della giustizia così, finalmente, sapremo quale è la loro idea di riforma. E siccome appare evidente che la sinistra non ha un’idea di riforma della giustizia sarà finalmente chiaro a tutti che dalla parte della conservazione ci stanno loro. Vorrei sapere su quale base ritengono che la nostra riforma sia punitiva nei confronti dei magistrati».
Mentre Alfano parlava a Riva del Garda, arrivavano gli echi del messaggio di Berlusconi in Sicilia. Il premier parla del cambio necessario dell’architettura costituzionale che attualmente «non è da Paese moderno», ivi compresa la Consulta. Un cambio così presuppone numeri in Parlamento molto importanti. «Siamo vicini al traguardo dei 330 deputati» dice il premier, facendo riferimento, sembra, a sette nuovi ingressi provenienti soprattutto dal Pd ma anche da Fli. Numeri che tranquillizzano a distanza la platea di riva del Garda dove Alfano ne ha anche per la «sedicente» Europa in cui ci troviamo e per le bizze della Francia.

«Se l’Europa non si rende conto che non si tratta di 20mila immigrati che vogliono varcare il confine, ma di un flusso epocale che rischia di mobilitare centinaia di migliaia di persone è un’Europa che afferma l’idea che vi è stata una moneta, che vi è stato un mercato ma che moneta e mercato non hanno creato il popolo europeo, perché se il principio di mutua cooperazione si traduce nel fatto che gli immigrati che transitano dall’Italia vengono bloccati a Ventimiglia perché in Francia non li fanno entrare, ci devono spiegare qual è l’idea di Europa dei Paesi fondatori dell’Europa». Viva la politica, intona il «Formigoni’s people». E poi anche viva Milan e viva Inter.

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