RomaTi pareva che non arrivassero anche alla par condicio? Nel parossismo masochista che rende allegra la corsa alla segreteria del Pd, i tre candidati non finiscono di stupire con colpi e sorprese. Dicevano che il Cavaliere nero ha messo gli artigli sul mondo dellinformazione, ha okkupato la Rai e spadroneggia nei tigì pubblici e privati, no? Contrordine compagni, non è vero. Cè Ignazio Marino, il senatore chirurgo e terzo incomodo tra Dario Franceschini e Pierluigi Bersani, che si rivolge addirittura alla commissione di Vigilanza Rai, affinché tigì e talk show di Stato garantiscano «trasparenza e imparzialità» nella contesa per la leadership democrat. Insomma, vuole la par condicio. Non si fida dei suoi compagni di partito e dei giornalisti Rai che sostengono gli altri due. Non lo dice, ma è convinto che non soltanto al Tg3, Telekabul dantan, siano tutti partigiani dei tandem DAlema-Bersani o Veltroni-Franceschini.
Oddio, che in Rai la lottizzazione favorisca da lustri il centrosinistra, come nella Corte Costituzionale, è cosa risaputa. Ancora adesso il centrodestra deve accontentarsi delle briciole; e anche se riesce a piazzare un suo direttore in una redazione al 90 per cento cattocomunista, il risultato non cambia di molto. È storia nota anche la guerra scatenata negli anni dellUlivo dai veltroniani contro i dalemiani: oggi in Rai, per 4 veltronianfranceschiniani si contano solo 2 dalemianbersaniani. E nessun mariniano (nel senso di Ignazio, non Franco), ovviamente. Il candidato perdente dunque invoca la par condicio, e poco gli importa di ufficializzare così che le mani sulla Rai ce lhanno i big del suo partito.
Candido e testuale, il «tecnico imprestato alla politica» lo dichiara proprio in una intervista al Gr Parlamento Rai: «Sto preparando una lettera per il presidente Zavoli e per i principali direttori delle testate radiotelevisive affinché in questa gara per la leadership del principale partito di opposizione, venga garantita la trasparenza e limparzialità». Marino sappella ai direttori, quasi tutti imparziali, perché tengano le briglie dei loro redattori: «Sono certo che lo spirito di tutti i direttori sarà quello della massima correttezza, ma è importante ricordare che la democrazia non è solo libertà di poter votare liberamente, ma è anche potersi formare liberamente unopinione. In questo caso, sui programmi di tutti e tre i candidati». Un boomerang? Certamente, e se ne è accorto subito Giorgio Merlo, vicepresidente della Vigilanza Rai, pro Franceschini, che ha bacchettato leretico trovando «strano» lappello alla commissione parlamentare per chiedere «lapplicazione di una legge dello Stato nata per altri obiettivi».
Lonorevole Merlo dovrebbe vigilare un po di più. Solo lui, non si è accorto che quei tempi non sono mai passati. Grazie a Veltroni.
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