«Garbante», una vita golosa La tradizione abita ancora qui

Viaggio alla Garbatella il 23° rione capitolino che, tra l’utopia architettonica e i sottoproletari pasoliniani, è una meta interessante anche per i gourmet

Chiara Cirillo

Un nuovo destino attende la «Garbante» raccontata da Pasolini nel romanzo Una vita violenta. Tanto per intenderci, la «Garbante» è la Garbatella, il quartiere sorto negli anni Venti sui colli che dominano la Basilica di San Paolo fuori le mura, sul modello delle città giardino degli utopisti inglesi. Il nome, secondo un’ipotesi abbastanza leggendaria (e maliziosa), deriverebbe dall’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria - particolarmente «garbata e bella» - a cui è dedicato il bassorilievo in piazza Geremia Bonomelli. Ebbene, laddove resistono i villini, si trovano ancora locali che ci riportano a una «vecchia Roma». Sempre aperti per accogliere il folto pubblico del Palladium, storico cinema rionale, oggi dinamico centro culturale.
Riconosciuta soltanto l’anno scorso come 23° rione di Roma, La Garbatella compie quest’anno 86 anni e prova a riscrivere il proprio futuro anche passando per le golose vie del gusto. Non passa mai di moda la pizzeria Er Panonto, storico locale «de Roma», che da oltre trent’anni accoglie giovani, affezionati clienti e intere famiglie di quartiere. Qui, ci si immerge nelle pizzerie di una volta, semplici, dall’atmosfera allegra e «caciarona», tipica di una Roma che - altrove - sta sparendo. Dai due forni a legna, escono tonde alla romana, basse e croccanti e tra le più sfornate quella bufala e rughetta (via Enrico Cravero 4/12, tel. 065135022). A Il Melograno, state certi, ogni quindici giorni c'è una degustazione. Il proprietario, Stefano Martino, è solito ospitare produttori di vino e artigiani del gusto nel suo accogliente locale per il piacere di diffondere una cultura di qualità. Nella cantina, c’è sempre da scegliere tra le circa 400 etichette nazionali ed internazionali. Frequentato da una clientela giovane e eterogenea, anche da molti turisti (via G. Massaia 9, tel. 065115609). I Tre Fratelli è un ristorante etnico gestito da Attilio, Mario e Franco (i tre fratelli appunto), che hanno raccolto l’eredità di Negma, apprezzato ristorante arabo della Capitale. Qui l’etnico è inteso nel senso più ampio del termine: piatti arabi, somali, spagnoli, libanesi e persino russi. Tutti preparati secondo la più rigorosa tradizione di appartenenza (piazza Giovanni da Triora 1, tel. 065110604).
Dal 1959, la pasticceria Enzo Gori è un punto di riferimento per tutto il quartiere. Un indirizzo da tenere presente non solo per bontà e varietà dei dolci, immutata, ma anche per conoscere la storia della Garbatella, sulla quale il proprietario ha raccolto una mole enorme di materiale fotografico e di documenti (circonvallazione Ostiense 201, tel. 065780306). Laddove sorgeva un «vini e oli» da dieci anni troviamo La Nuova Cantinetta, una trattoria semplice dalla cucina genuina. Paolo Sanna, il proprietario, ha voluto lasciare immutato l’ambiente per conservare l’atmosfera di una volta. Tra i cavalli di battaglia, tutti i piatti della nostra tradizione: amatriciana, abbacchio e, nel rispetto della settimana «romana», il giovedì gnocchi fatti in casa (via Basilio Brollo 7, tel. 06 5135809). Al Ristoro degli Angeli (via Luigi Orlando 2, tel. 0651436020), è facile trovare piatti presi dai ricettari delle nonne del quartiere, come le patate «alla Garbatella» o la tavolozza vegetariana. Tutti semplici, rivisitati con creatività. Moschino (piazza Brin 5, tel. 065139473), che in romanesco vuol dire «monello», era il soprannome di Franco Perugini quando era piccolo.

E così ha voluto chiamare la sua trattoria, il cui cavallo di battaglia sono le polpette. Preparate con cura e amore e cotte espresse, al pomodoro o fritte, sono davvero superlative. Nel menù, tutto il campionario della nostra cucina più tradizionale.

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