Ieri la giornata si è aperta con l’ormai consueto sopralluogo di Ris e periti di parte nella villetta di via Pascoli 8 a Garlasco dove la mattina del 13 agosto fu uccisa, con una decina di colpi alla testa, Chiara Poggi, 26 anni. Colpi inferti con un corpo contundente finora mia trovato. Nessuna novità ovviamente in quanto l’attività dei tecnici si è limitata al prelievo di impronte e materiale biologico nelle stanze non teatro dell’omicidio e per questo non esaminate in prima battuta.
Un attività indispensabile visto che le prime analisi effettuate sul materiale prelevato sopra e intorno il corpo della ragazza non hanno portato alla scoperta di elementi certi. Innanzitutto tracce del Dna di Alberto Stasi. Primo punto a suo favore. Nei giorni scorsi sono state passate al «luminol» le tre auto e le due biciclette a disposizione del giovane, un reagente che ha consentito di evidenziare tracce inconsistenti di sostanza, forse neppure sangue, ma comunque incompatibili con l’ipotesi che Alberto abbia usato quei mezzi per recarsi a casa Poggi e poi con quelli, grondante di sangue, sia tornato nella sua abitazione. Secondo punto a suo favore.
Le indagini sembrano dunque ferme a quel 13 agosto, quando Stasi finì nel mirino perché scoprì il cadavere senza sporcarsi di sangue nonostante abbia attraversato la scena del crimine. Elemento risibile per lo stesso procuratore capo Alfonso Lauro «Con questo non si va in Corte d’assise». Lauro, dopo aver annunciato che le analisi scientifiche complete arriveranno solo a metà ottobre ha confermato come si continui a scavare nell’ambito familiare della vittima: «Un contesto troppo perfetto, sembra tutti abbiano l’aureola».
Per esempio bisognerà riverificare le dichiarazioni di Maria Rosa Poggi, zia della vittima, che avrebbe dichiarato come il 13 agosto fosse uscita verso le 9.30. Mentre un commerciante, con negozio vicino a casa Poggi, ha riferito ai carabinieri di averla vista in auto verso le 8.15 e di averla ben notata perché lei è sua cliente e per l’orario inconsueto. Ma un’altra cosa da chiarire è dove l’assassino abbia recuperato l’arma utilizzata per uccidere. Un particolare che potrebbe essere chiarito facendo entrare i Poggi in casa propria. Il legale di parte lesa Gian Luigi Tizzoni ha avanzato più volte questa richiesta, sempre respinta dal pm Rosa Muscio. Questo consentirebbe invece di chiarire se il killer abbia colpito Chiara in un raptus con un oggetto trovato sul posto e poi portato via. Oppure se sia arrivato alla villetta già armato. Nel primo caso potrebbe essere un conoscente, o persino uno sconosciuto, riuscito a infilarsi in casa nonostante la riservatezza della giovane. Nella seconda ipotesi si tratterebbe sicuramente di un omicidio premeditato commesso da una persona certa di sorprendere la vittima sola. Dunque qualcuno all’interno della stretta cerchia delle amicizie o addirittura delle parentele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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