!Sono così stufa di tutta questa merda: l'Islam, il cristianesimo, il cattolicesimo e tutte le fottute credenze degli idioti che violano i diritti umani". A pronunciare, o meglio a scrivere (verba volant ecc. ecc.) queste parole su X, quando ancora nel 2020 si chiamava Twitter, è la spagnola Karla Sofía Gascón (nella foto), la prima interprete dichiaratamente transgender a essere candidata agli Oscar come migliore attrice protagonista per Emilia Pérez di Jacques Audiard. La stessa che nel discorso di ringraziamento, quando ha vinto recentemente il Golden Globe, ha reclamato, giustamente, più diritti per la comunità Lgbtq+ «in un momento in cui c'è un incremento di aggressioni e discriminazione». Ogni riferimento politico al nuovo presidente Donald Trump era ovviamente puramente voluto. Certo è curioso come poi gli estremismi si possano toccare. Altro post: «Scusate ma è una mia impressione o ci sono sempre più musulmani in Spagna? Ogni volta che vado a prendere mia figlia a scuola ci sono più donne con il velo e le gonne fino ai talloni. Chissà che l'anno che viene al posto dell'inglese non ci sarà l'arabo...». Oppure ancora: «Nuovo attentato in Francia da parte di uno di questi ritardati seguaci di Allah. Quante volte dovremo espellere dall'Europa questi energumeni prima di renderci conto che la loro religione è INCOMPATIBILE con i valori occidentali?». Ma di questo tenore, ha scritto sempre su X la giornalista Sarah Hagi che ha scoperto i post prima che, l'altro ieri, venissero immediatamente cancellati, ce ne sono almeno una dozzina che non risparmiano la stessa Academy che, fino ad oggi, tutti erano certi l'avrebbe premiata: «Gli #Oscar sembrano sempre più una cerimonia per film indipendenti e di protesta. Non capivo se stavo guardando un festival afro-coreano, una manifestazione di Black Lives Matter o per l'8 marzo. A parte questo, una brutta, brutta cerimonia». Correva l'anno 2021.
Emilia Pérez di Jacques Audiard era, fino a ieri, il film favorito agli Oscar con ben tredici nomination, un record assoluto per un film in lingua non inglese. Ora Netflix, che ha investito tantissimo nella campagna, trema per le parole della sua attrice portabandiera di inclusività e progressismo. Così, appena qualche ora dopo l'articolo di Variety che rilanciava le dichiarazioni di Karla Sofía Gascón, ecco le sue scuse: «Come persona appartenente a una comunità emarginata, conosco fin troppo bene questa sofferenza e sono profondamente dispiaciuta per coloro a cui ho arrecato dolore. Per tutta la vita ho lottato per un mondo migliore. Credo che la luce trionferà sempre sull'oscurità». Dopo le scuse, l'attrice ha disattivato l'account su X.
Sono giornate un po' complicate per Karla Sofía Gascón che, prima della transizione, si chiamava Carlos.
Pochi giorni fa in un'intervista a un giornale brasiliano se l'era presa con i social media manager del film concorrente Io sono ancora qui, con la protagonista candidata come lei a migliore attrice: «Non mi sentirete mai parlare male di Fernanda Torres o del suo film, eppure, al contrario, io vedo un sacco di gente che lavora con lei parlare male di me e di Emilia Pérez». Anche in questo caso si è dovuta giustificare dicendo che ce l'aveva solo con «il clima tossico e le parole violente dei social media». Ah ecco, le parole violente dei social media...
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