Gassman doma il circo firmato da Thomas Bernhard

Giovanni Antonucci

Thomas Bernhard è un autore molto amato dai nostri teatranti, come dimostra la sua costante presenza sui palcoscenici. Gli spettatori lo apprezzano di meno perché la sua visione della vita è di un pessimismo più desolato di quello di Samuel Beckett. I suoi personaggi vivono chiusi nell’angoscia e nel gelo, titolo quest’ultimo del suo primo romanzo. Un critico ha notato che essi «si distinguono per l’insistenza con cui viene loro negato ogni calore, per il grado zero dell’atmosfera in cui si muovono». È un teatro, quello di Bernhard, espresso perfettamente da una dichiarazione da lui pronunciata nel 1968, quando gli fu attribuito il Premio di Stato della Repubblica del suo Paese, l’Austria: «Non c’è nulla da lodare, nulla da accusare, ma molte cose sono ridicole: tutto è ridicolo se si pensa alla morte». La forza dell’abitudine che Alessandro Gassman propone in tournée, resta ancora oggi il suo capolavoro drammaturgico. È ambientata in un circo il cui direttore Caribaldi pretende dai suoi scritturati, giocoliere, domatore, ballerina, clown, un’assoluta perfezione. Ma essi, squinternati e raccogliticci, non potranno mai raggiungere né la perfezione né la sufficienza. Se, poi, il loro direttore li costringe ad eseguire il quintetto La trota di Franz Schubert, di ardua esecuzione anche per veri musicisti, lo scacco è inevitabile. Ma per Caribaldi la perfezione è la vita stessa, quindi bisogna insistere, a qualunque costo. La forza dell’abitudine è un apologo sul tentativo di ogni artista di realizzare la propria arte. I suoi personaggi parlano con un linguaggio atrofizzato e iterativo che contrasta con il movimento che è l’essenza dell’attività circense. La disperazione esistenziale di Bernhard si tinge così di un humor nero degno di Kafka. Lo spettacolo, nell’adattamento di Carlo Alighiero e dello stesso Gassman, smussa la durezza adamantina del testo per renderlo più consumabile dal pubblico. Il circo è proposto con estro, fantasia, leggerezza, nel senso che dava Calvino a questa parola. I clown Walter, Giancarlo, Kevin e Aillen Colombaioni sono interpreti di grande finezza, oltre che splendidi artisti circensi, tanto che diventano uno spettacolo nello spettacolo. Dall’altra parte, la regia di Gassman è giocata tutta su un grottesco insistito che funziona bene nel personaggio del protagonista. Gassman gli dà una forza maniacale e una disperazione esistenziale sorprendenti. Assai meno felici sono i personaggi del giocoliere e del domatore interpretati da Sergio Meogrossi e Paolo Fosso.

Comunque uno spettacolo degno di attenzione in un teatro come il nostro dominato da troppi comici televisivi incautamente approdati sui palcoscenici.

LA FORZA DELL’ABITUDINE - Teatro Comunale di Ferrara, poi a Vercelli, Cuneo, Novara, Pordenone, Belluno.

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