Un "Gattopardo" tutto cambiato per rimanere col solito successo

Presentata la megaserie Netflix da 45 milioni, con Kim Rossi Stuart nel ruolo del Principe: "Un'immagine mastodontica"

Un "Gattopardo" tutto cambiato per rimanere col solito successo
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Non c'è scampo. Il Gattopardo di Luchino Visconti, pure sessant'anni dopo, è vivido e presente nell'immaginario collettivo. Così, ora che i giornalisti hanno potuto vedere in anteprima i primi tre episodi della megaserie (per risorse e numeri che vedremo tra poco) di Netflix, visibile per tutti dal 5 marzo, tratta dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Feltrinelli), la prima reazione, quasi pavloviana, è capire se il Kim Rossi Stuart di oggi regge il confronto con il Burt Lancaster di ieri nel ruolo di Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina o se Saul Nanni si dimostra un Tancredi bello e dannato come Alain Delon oppure se Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci, nei panni di Angelica è conturbante come Claudia Cardinale. Probabilmente in questo andirivieni mentale vince Benedetta Porcaroli, perché il suo ruolo di Concetta è stato ampliato rispetto a quello interpretato da Lucilla Morlacchi: «Ho immaginato che lei si portasse dentro una rivoluzione che fa da contraltare alla figura del padre con cui instaura un discorso alla pari. È bello che da una sua costola fiorisca questa creatura nuova» dice l'attrice romana.

Ma la verità è che non ha proprio senso seguire un percorso comparativo, sia con il film che con il romanzo. Meglio abbandonarsi ai sei episodi di questa serie su cui Netflix punta molto a livello globale, tanto che si è affidata a professionisti anglosassoni come gli sceneggiatori Richard Warlow e Benji Walters e il regista inglese Tom Shankland, con papà prof. di Letteratura italiana, per gli episodi 1-2-3-6, mentre il nostro Giuseppe Capotondi ha lavorato sul 4 e Laura Luchetti sul 5. C'è poi la malia dall'artigianalità italiana, qui al suo massimo splendore con i seimila costumi di Carlo Poggioli e Edoardo Russo e le scenografie di Dimitri Capuani con 700 metri cubi di terra per coprire le strade a Ortigia e a Palermo, 15.000 candele, 10.000 piante, vasi e arredi originali dell'epoca. Le location sono state a Villa Valguarnera a Bagheria, a Palazzo Biscari a Catania e nel centro di Palermo e di Ortigia. Ma anche a Roma nell'Hotel Plaza, dove è stato girato il gran ballo e che ieri ha ospitato la conferenza stampa della serie. Insomma uno sforzo produttivo impressionante, governato da Fabrizio Donvito, Daniel Campos Pavoncelli, Marco Cohen, Benedetto Habib e Alessandro Mascheroni per Indiana Production e da Will Gould e Frith Tiplady per Moonage Pictures, arrivato a toccare i 45 milioni di euro come segnala il ministero della Cultura che, come incentivi fiscali alla produzione, ha investito 13,8 milioni.

«L'ambizione produttiva c'è tutta spiega Tinny Andreatta che ha iniziato a lavorare al progetto non appena è arrivata dalla Rai in Netflix come vicepresidente dei contenuti italiani È una serie sontuosa e emozionante che cattura l'attualità del romanzo con la figura iconica del Principe di Salina a cavallo tra il tempo passato e quello presente». Su questo aspetto, immortalato dalla celebre frase di Tancredi «Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi», la serie fa un passo in più scegliendo una narrazione, un po' da soap, concentrata sui risvolti personali e amorosi dei protagonisti il Principe si reca spesso in centro a Palermo da un'altra donna che non è la moglie (Astrid Meloni) lasciando la storia, quella risorgimentale e garibaldina, come motore della vicenda ma sullo sfondo. Ecco che tutto ruota intorno alla figura della bellissima Angelica, figlia di Don Calogero Sedara (Francesco Colella), e di Tancredi la cui unione, a cui lavora il Gattopardo, salverebbe l'aristocrazia siciliana dall'unificazione dell'Italia ma spezzerebbe il cuore di Concetta, la figlia amata: «Quando ho letto la sceneggiatura racconta Kim Rossi Stuart che, a differenza di Burt Lancaster, ha lavorato sul siciliano... mi sono confrontato con questa immagine mastodontica, questo corpo pesante tanto che nel romanzo si racconta che i suoi passi facevano tramare i mobili.

La verità è che io mi percepisco invece fragile e insicuro, mi è toccato un triplo salto mortale anche se, leggendo il libro per la prima volta, ho riconosciuto parecchie fragilità del protagonista che sono le stesse mie».

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