Generali paga dazio: meno utili e più svalutazioni Ma ora è più solida di prima

La Borsa si aspettava qualcosa di più da Generali. Il Leone di Trieste ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un calo dell’utile netto del 29,4% a 1,7 miliardi e ha tracciato un quadro incerto sul futuro. Immediata la reazione del titolo in Piazza Affari che ha snobbato il rialzo del settore in Europa (più 2,1%) per chiudere in calo dello 0,9% a 19 euro netti. Ma i risultati della compagnia triestina sono anche meglio delle attese degli analisti, che di fronte alla crisi finanziaria internazionale avevano già tagliato le stime prevedendo utili a 1,6 miliardi. Il crollo dei mercati si è fatto sentire sui conti con maggiori svalutazioni per 2 miliardi.
Oneri straordinari a parte, il business di Generali in questi mesi è cresciuto: i premi complessivi sono aumentati del 6,6% a 51,7 miliardi. Questo dato è ottimo, perché, dicono i tecnici del settore, dimostra «un andamento tutto particolare di questa crisi finanziaria, dove gli investitori hanno spostato i loro risparmi dai mercati azionari per rifugiarsi in lidi più sicuri come le polizze assicurative con bassa esposizione ai mercati». Nel ramo vita la raccolta al netto di riscatti e polizze giunte a scadenza è invece cresciuta del 44% a 8,1 miliardi, «un boom di liquidità, una risorsa davvero scarsa in un mercato come questo», ha commentato un analista al Giornale. È migliorato anche il combined ratio (uno dei principali parametri che misurano l’efficienza nel mondo assicurativo) che nel ramo danni è sceso a 95,1% da 95,4% e si è rafforzata la solidità patrimoniale e finanziaria, a 12,5 miliardi (più 2,7% da giugno). «Credo torneremo a vedere risultati in crescita non appena i mercati finanziari si stabilizzeranno», ha detto il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, durante la conferenza di presentazione dei conti.
La crisi non ha toccato l’ammontare dei capitale in eccesso rimasto a 1,7 miliardi. Un’ottima notizia per gli azionisti: «Oggi siamo fortemente capitalizzati, facciamo profitti e abbiamo una buona flessibilità finanziaria», ha sottolineato l’amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, riferendosi alla possibilità di distribuire un dividendo. Nel 2008 Generali ha staccato una cedola di 0,9 euro per azione e secondo gli analisti il prossimo anno potrebbe distribuire un dividendo di 1 euro. Con tanti soldi in cassa e con le quotazioni del settore ai minimi, Generali potrebbe inoltre coltivare mire espansionistiche. Negli scenari che si apriranno nei prossimi anni il gruppo «è pronto a giocare un ruolo da leader», ha assicurato Perissinotto.
Intanto dal fronte dei grandi soci Francesco Gaetano Caltagirone continua a comprare ai prezzi bassi di queste settimane, già arrivato a ridosso dell’1,4% del Leone. «Non lo so a che quota arrivo», ha detto l’imprenditore romano, «qualunque numero dico, se non lo faccio, poi dicono che è aggiotaggio».
Finora la cautela di Generali ha premiato; a differenza di Aegon e Ing, il Leone è solido, non ha avuto e non dovrebbe avere necessità di aiuto da parte dello Stato. Eppure per gli analisti la tempesta in Borsa potrebbe non essere finita. Generali da inizio anno ha perso il 38% contro il 59% del settore e con il calo di ieri è scivolata dal primo al terzo posto per capitalizzazione tra i gruppi assicurativi europei dietro alla francese Axa e alla tedesca Allianz.
A preoccupare è il futuro.

«L’andamento negativo dei mercati finanziari nonché la non chiara evoluzione dei principi contabili rendono difficile una previsione per fine esercizio», si legge in una nota del gruppo. «Ad oggi Generali non contabilizza 300-400 milioni di euro di potenziale svalutazione per la quota in Telco», spiega un altro analista. Rimane poi aperto il rinnovo degli accordi di bancassurance con Intesa Vita.

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