Genoa raggiunto all’85’ A Piacenza finisce in rissa

I liguri si illudono. Dopo il pareggio saltano i nervi

Gian Piero Scevola

nostro inviato a Piacenza

Il ritorno in serie A è rimandato di sei giorni, il Genoa non ce la fa ad espugnare il Garilli vestito di rossoblù, stracolmo per l’esodo dei quindicimila che hanno lasciato la Lanterna per inseguire il sogno della A dopo dieci anni di purgatorio tra i cadetti. Il Genoa perde la più propizia delle occasioni contro un Piacenza che ha fatto poco per vincere e che invece si è trovato un pareggio insperato per 2-2 su un piatto d’oro e col finale di partita tutto da dimenticare: pugno di Sottil, pestaggi e scontri tra tifosi e polizia. È bastata una leggerezza difensiva di Stellini, un contropiede fulminante e velenoso di Pepe e una punizione a sette minuti dal termine da parte di Di Vicino per mandare a rotoli il bel castello di speranze costruito dalla banda Cosmi. Le bandiere rossoblù sono state piegate, gli striscioni arrotolati, i cori del popolo genovese, entusiastici prima per il pareggio di Stellone e poi per il vantaggio di Marco Rossi, hanno via via perso di intensità e una, dieci, tante lacrime hanno riempito il volto dei tifosi liguri. Lacrime di rabbia, di delusione per l’occasione persa; lacrime forse anche di disperazione per un traguardo che sembrava raggiunto e che invece ora appare ancora distante e più difficile da agguantare.
Perché si ha un bel dire che l’impegno di sabato prossimo al Ferraris col Venezia è dei più facili, basta solo vincere, come se fosse una cosa di poco conto, ma da questo Genoa che nel girone di ritorno ha spesso steccato (dopo un’andata da favola alla media di 2,19 punti a partita), non ci sono da aspettarsi certezze. La forma dei giocatori è altalenante, gli umori di Serse Cosmi sono sul nero profondo, i suoi litigi col presidente Preziosi sono giornalieri. E l’ombra di Francesco Guidolin aleggia sulla panchina rossoblù. Anche se, nelle ultime ore, sta prendendo consistenza la candidatura di Giovanni Trapattoni che, dopo aver vinto il titolo in Portogallo col Benfica, ha deciso di tornare in Italia per la troppa nostalgia di casa ma, Trap a parte, è solo il Genoa che decide il proprio futuro: l’ha smarrito nel corso della stagione, ha tentato di afferrarlo con la forza della disperazione nella notte dell’esodo al Garilli, senza però riuscirci. È una squadra con la delusione nel cuore e nel volto, quella di Cosmi, la stessa delusione che ha accompagnato il ritorno dei quindicimila a Genova.
Peccato che a guastare il finale ci abbia pensato il genoano Sottil che ha scatenato un indegno parapiglia colpendo con un pugno Masiello che l’aveva probabilmente insultato. Poi è stato un assalto selvaggio con tutti contro tutti, il guardalinee Lion che si è buttato tra Sottil e Masiello per dividerli, carabinieri e poliziotti sul terreno di gioco per allontanare i contendenti impegnati nel terzo tempo della partita: quello pugilistico, il meno gradevole.

Così fino all’ingresso degli spogliatoi dove parole grosse sono volate tra i giocatori di entrambe le squadre, con qualche genoano che ha imputato ai locali piacentini un impegno troppo accentuato per una partita di fine stagione. A rendere le cose ancora più complicate, la rabbia dei tifosi genovesi che, fuori dallo stadio, si sono dati al vandalismo, con duri scontri con la polizia.

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