«Genova senza musica giovane è destinata a finire nel degrado»

I musicisti (soprattutto di musica leggera) a Genova fanno vita grama. Questo è l’assunto portato avanti dal cantante mitico degli anni Sessanta (ed oggi ancora in auge) Michele. Lui è presidente dell’associazione Sos che si occupa di musicisti e suoi rappresentanti in Siae, e sta cercando di far emergere i tanti momenti negativi di questo comparto, in particolare a Genova. Un comparto - dice - che comunque mantiene tutte le altre forme di spettacolo.
Come mai si è arrivati a questa situazione?
«Per mancanza di cultura di coloro che dovrebbero avere a cuore le sorti della musica leggera e delle sue migliaia di operatori. La lirica ha finanziamenti, il teatro ha finanziamenti. E la musica leggera? È una vergogna».
Cosa bisognerebbe fare?
«Aprire spazi per i giovani e dare loro la possibilità di suonare e di imparare. Poi, soprattutto, aprire scuole di musica che permettano di far esplodere tante energie che invece sono soffocate».
La vostra associazione come si sta muovendo?
«Stiamo cercando di sensibilizzare, intanto, i responsabili delle nostre Istituzioni, i vari assessori alla cultura, allo spettacolo per creare borse di studio e simili. Ci sono ma non si capisce bene come si muovano su questo fronte. Poi vorremmo organizzare incontri e convegni, capire anche con i titolari di locali perché invece di chiudere non aprono le porte ai giovani».
Non sarà facile...
«Certamente no, ma una città (parlo anche di Genova) che si chiude e respinge iniziative cultural-musicali è in degrado, una città che non offre spazi ai giovani, ai complessi, ma anche a sale da ballo per orchestre è in affanno».
Michele con la sua band si dà da fare e sta preparando una serie di spettacoli molto curiosi. E così?
«Michele non si ferma mai (sorride). Stiamo preparando uno spettacolo con tutte le canzoni in genovese, canzoni originali. Tu sai la polemica scoppiata per il dialetto a Sanremo. Hanno bocciato l’idea, tengono solo il napoletano. Vabbé. Ora insieme a Reverberi e all’ottantenne Giorgio Calabrese stiamo realizzando uno spettacolo con sole canzoni inedite in dialetto. Pensa: Calabrese ne aveva già una pronta per Sanremo se avessero accettato il dialetto. Reverberi, dal canto suo, ne ha pronte sei o sette».
Le canterete voi?
«Ci sarò io, ma anche altri nomi, fra cui una voce stupenda di una genovese trasferita a Roma. Una sorpresa...».
Pensi che la canzone dialettale funzioni ancora?
«Quando le canzoni sono belle, non hanno patria. Faremo un percorso molto suggestivo, penso che sarà una sorpresa.

A proposito di genovesi zucconi e insensibili, ricorda che ci sono stati cantanti dialettali di grande bravura che solo Genova non ha saputo valorizzare».
E poi c’è un’altra novità...
«Lo posso annunciare. Io con Dino (lo ricordi?) e Mal ci siamo uniti per raccontare gli anni dei nostri successi. Sarà uno spettacolo di ricordi, ma anche di qualche inedito».

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