La carrozza di Cenerentola ha le ruote fatte con due ombrelli a strisce bianche e rosa ed è trainata da quattro cavalli/ballerini con una vaporosa piuma in testa; rigorosamente rosa. Poi ci sono personaggi che si mimetizzano nella tappezzeria, costumi e scene da sogno, curiosi giochi di ombre: insomma, una favola vera e propria, con tutte le carte in regola per l'atmosfera natalizia. «Cinderella», balletto in due atti dall'omonima fiaba di Charles Perrault, va in scena con il Balletto di Milano questa sera (ore 20.30) al Carlo Felice, con repliche tutta la prossima settimana e due ultimi appuntamenti il 5 gennaio: un «pastiche» musicale sull'opera di Gioachino Rossini, con danzatori, naturalmente, ma anche con cantanti - alcuni solisti del coro del Carlo Felice - personaggi che affiancano o doppiano i ballerini e che diventano parte integrante della storia. E, ciliegina sulla torta, con un violoncellista genovese sul podio. «Strano? Beh, un po' sì - confessa Antonio Gambula, che si alterna a Giorgio Bruzzone nella direzione dell'orchestra - essere la guida dei miei colleghi di fila può apparire curioso, ma va benissimo; anche questo è il mio mestiere e dovrebbe essere la norma poter disporre, nello stesso ambito, di diverse professionalità. Non ci siamo abituati, tutto qui». Ma veniamo agli altri protagonisti, un cast fatto di giovani e validi artisti, tutti italiani. «L'italianità a tutto tondo è un nostro credo - afferma con orgoglio Carlo Pesta, presidente del Balletto di Milano, che rimane una tra le realtà italiane di maggior livello artistico - e oltre alla formazione di nostre nuove generazioni, cerchiamo di riportare a casa, in Italia, anche gli artisti nostrani che hanno fatto carriera all'estero. Sempre con l'esigenza di alta professionalità, naturalmente».
E così è stato infatti per Giorgio Madia, coreografo impegnato in questa produzione - nata l'anno scorso al Teatro Comunale di Bologna - che lui stesso definisce commedia coreografica o, meglio ancora, commedia danzata, sempre però con un occhio alla tradizione. «Sono un coreografo all'antica - scherza Madia - per me l'essenziale rimangono la musica e l'impatto visivo. Oltre, certamente, la bravura e la preparazione degli interpreti; e in questo caso non ho nulla da dire, sono superlativi. Il mio spettacolo è moderno ma rispetta in pieno la scuola coreografica classica, che per me costituisce la base unica e indispensabile.
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