2 FUORI DAI SALOTTI
Il marchese parli con la città
che muore di isolamento
Ora che hanno conquistato la presidenza della Camera dei deputati si sentono «ringalluzziti» e tornano ad osteggiare lo sviluppo economico e sociale di Genova e della Liguria. La posizione del non-sindaco Doria è chiaramente una mano tesa a Grillo che non vuol sentir parlare di grandi opere.
La miopia politica, la scarsa o meglio nulla lungimiranza non si possono spiegare che con l'atteggiamento settario di chi ramazza consensi tra gli scontenti, e più ce ne sono
meglio è. Siamo tutti scontenti, ma non siamo tutti così sordi e ciechi da non vedere che il grillismo o il dongallismo provocheranno l'aumento delle difficoltà, e se questa è la road map verso la rivoluzione non c'è problema, la rivoluzione abbatterà loro per primi.
Venendo all'oggetto, soltanto leader disinformati sellini, grillini & c. possono non vedere come quel poco di buono su cui si fonda oggi la società che produce un minimo, peraltro insufficiente, di ricchezza, storicamente è stato fatto da chi guardava con lungimiranza al futuro. Il sig. marchese rosso, risponda alla domanda: chi volle la prima autostrada Genova-Serravalle? Non importa quale fosse il suo cognome, certo allora se ne poteva fare a meno, ma era per il futuro. Chi volle la ferrovia Milano-Venezia? Certo se ne poteva fare a meno allora, ma oggi? Chi volle la Tav Milano-Roma? Certo se ne poteva fare a meno, ma si rende conto di ciò che potrà significare tra dieci o venti anni? Questi irresponsabili, che verso i figli - in senso lato - hanno ben scarsa propensione, visto che la loro fissazione sono gli sterili matrimoni omosessuali, non capiscono che le grandi opere sono fondamentalmente per il futuro.
Venendo a Genova, il porto: non è forse una grande opera? Quando venne costruito era proprio necessario? Suvvia sig. sindaco, la smetta di fare discorsetti da salotto, dove lei sicuramente può avere successo, ma si misuri con una città che sta morendo.
Ma perché sig. sindaco, invece di corteggiare il caro Beppe, contastorie della miglior tradizione, voltagabbana di professione, perché sig. marchese con la sua auto non si fa tutte le mattine un giretto Voltri-Genova, e poi, animato da sano laico realismo non prende una calcolatrice tascabile da 5 Euro, e non calcola quanto costano tutte quelle persone in coda, quanto costano in termini di carburante, di stress, e di inoperosità? Se lei non crede che il tempo sia denaro cambi mestiere per favore. E non dica «si prendano il treno», ma quale treno, su vecchi binari, se i pochi che ci sono viaggiano già stracolmi? E quando sono arrivati alla stazione, ci sono forse le navette dei suoi amati Amt-dipendenti che portano rapidamente la gente dovunque a destino?
Infine, caro sindaco, consideriamo pure le sue ragioni, condividiamo le sue perplessità, visto che non siamo settari come lei, discutiamone, approfondiamo. Ma le alternative quali sono, dove sono? Se lei facesse qualcosa non potremmo lamentarci. Ogni cosa che c'è da fare non le appartiene, non le può appartenere, perché lei è avulso dalla realtà che i genovesi stanno vivendo, e il riciclo dei cibi scaduti o invendibili non è certo la soluzione.
Il trasporto pubblico? Disastro al quale tutti i sindaci dal dopoguerra hanno concorso. Il cimitero? Un gioiello di opere d'arte incredibili, lasciato nella totale incuria. Ma non ci sono i soldi. Le strade e i marciapiedi? Trappole di buchi per pedoni e due ruote. Ma non ci sono i soldi. La sicurezza idrogeologica? Per carità, ci accontenteremmo di tenere puliti gli alvei, ma non si può, perché non ci sono soldi. Ma chi se li è mangiati sti benedetti soldi? È da quando i settantenni erano bambini che sentono dire che non ci sono soldi. Va bene, le crediamo. Ma lo stato li ha messi i soldi, per gronda e terzo valico, allora almeno quelli non dico li benedica, se è contrario al suo Dna, ma almeno non si metta per traverso, perché le maestranze non liguri eventualmente impiegate sono nulla al confronto del beneficio economico che ne deriverebbe a Genova e alla Liguria nel loro complesso.
Si dia una mossa sig. sindaco, ma non si rende conto che Genova sta morendo?
Vicecoordinatore metropolitano Pdl
2 ERRORI RIPETUTI
Non ascoltare i consigli
di chi ha già sbagliato
Egregio signor Sindaco, io non l'ho votata però nessuno mi vieta di considerarla una persona perbene. Anzi la penso come un uomo tranquillo anche se un pochino sedentario. Voglio pensare che almeno negli ultimi anni abbia avuto la possibilità, almeno una volta, di percorrere le tangenziali di Torino-Milano-Bologna ecc. Quando al rientro a Genova ha imboccato la vecchia camionale di Mussolini che dai Giovi porta in città, penso si sarà divertito un mondo nell'affrontare le avvolgenti curve e strettoie che caratterizzano quel tratto. Sono certo che con destrezza avrà sapientemente evitato anche gli autocarri che giornalmente finiscono con le gomme per aria senza minimamente ferire i vitelli che pascolavano sul ciglio strada. Sento che settimanalmente incontra personaggi che in passato hanno fatto gravissimi errori, gli stessi che oggi frullano nella sua incantevole testolina. Mi permetto di metterla in guardia perché questi individui inetti il mattino si radono con lo sguardo rivolto al mare perché provano un certo imbarazzo nel guardarsi allo specchio. Attento! I giudizi vengono dopo, potrebbe soffrire d'insonnia.
Franco Parodi
2 I TEMPI DEI LAVORI
L'esempio della Svizzera
che smentisce Doria
Caro Lussana, mi riferisco all'articolo scritto sul Giornale edizione genovese del 17/03/2013 dove il vostro sindaco Marco Doria dice «che il terzo valico è un'opera molto costosa, ma che crea pochissimo lavoro a livello locale».
Doria non capisce niente. Le ferrovie svizzere stanno costruendo una galleria per l'alta velocità sotto il Gottardo che sarebbe pronta per il 2015.
Costruita l'alta velocità Genova-Milano i treni andrebbero direttamente con alta velocità verso il nord.
Le navi che attualmente da Suez debbono andare a Rotterdam, Amsterdam, Amburgo verrebbero tutte a Genova perché guadagnano quattro giorni di lavoro ed il porto di Genova diventerebbe il primo del Mediterraneo con quale sviluppo per Genova lei può immaginare. Inoltre parecchi milanesi verrebbero ad abitare a Genova, che ha un clima migliore, e prendendo un treno alle 7, alle 8 sarebbero a Milano per andare a lavorare. Cordiali saluti.
Antonio Cuneo
2 I PALADINI DEL NON FARE
Il sindaco e Grillo,
facce della stessa medaglia
Caro Massimiliano, tutto si può dire del Sindaco di Genova Marco Doria, ma non che nel passato recente non avesse esplicitato le sue teorie sulla città. Insieme a Don Gallo, da anni ormai Santo Patrono per molti genovesi, disegnano una città ancorata al passato dove nulla deve cambiare nelle strutture e nei modi di intendere il progresso umano e civile per tutti i cittadini. Nei contenuti, Grillo e Doria sono le diverse facce di una stessa medaglia, quella del non fare. Se mi posso permettere le ragioni addotte dal sindaco contro la Gronda ed il Terzo Valico sono piuttosto infantili, ci manca solo che dica il pallone è mio e ci gioco io. Al riguardo lo slogan potrebbe essere la difesa del quieto vivere di pochi per annientare il benessere e la crescita di molti. Una visione al contrario della vita cristiana, ma questo non si deve dire.
Seguendo certi modelli di esternazione Marco Doria dimostra «sul campo» di non essere il Sindaco di tutti, ma solo di una parte, la Sinistra. Genova e la classe dirigente dovrebbero finirla di essere ipocriti nel far finta di stupirsi delle idee «strutturali» del Primo Cittadino: No alle Infrastrutture.
Se Genova fosse una città di Serie A, tutti i cittadini con i testa tutti i politici che non la pensano come Doria, dovrebbe scendere in strada e proclamare una giornata contro «la non politica» del Sindaco nel nome del Lavoro e del Progresso. Tutti in strada a manifestare in modo «sostenibile» per riportare il benessere e l'occupazione per i Giovani. Ad oggi la città è chiusa dentro le mura e niente si muove verso una qualche forma di apertura strutturale ed anche mentale. Lui rappresenta il suo popolo e non quello dei moderati che, paradossalmente, siamo la maggioranza in città, ma che per mille ragioni sociali, storiche e di convenienza del momento non ci votano.
Gian Luca Fois
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