I francescani? Troppo pochi E Chiavari perde il Santuario

Poche settimane e sarà addio. Il 15 settembre i frati minori di via san Francesco lasceranno Chiavari. Dopo il Tribunale, il comune che vuole tornare capofila del Tigullio perde un altro tassello della sua storia. Non ci sono state maratone romane né interrogazioni parlamentari, ma tante proteste della gente comune: quella che in questi anni ha apprezzato il lavoro dei francescani sempre a disposizione dei più bisognosi, mai uno scandalo, mai un sospetto. Nasce su queste basi l'affetto dei chiavaresi per una realtà radicata in città dal 1920: in quell'anno, con il contributo economico di molti cittadini, veniva costruito il Santuario di Sant'Antonio, diventato poi un punto fermo della comunità. La mobilitazione di queste settimane non è bastata, indietro non si torna.
E così l'addio ha assunto i crismi dell'ufficialità con tanto di data sul calendario: colpa di un calo del numero dei frati, della loro età avanzata e di tante strutture, in gran parte vuote, difficili da mantenere. «La Provincia francescana ligure sta impostando, insieme alle altre del nord Italia, una maggiore collaborazione e un percorso comune che nel 2016 ci porterà a costituire una Provincia unica e che, soprattutto, impegnerà tutte le Province attuali a drastici tagli nel numero di conventi abitati», puntualizza padre Mario Vaccari, ministro provinciale ligure. Il Santuario continuerà a vivere seppur con un numero di funzioni religiose ridotte: verrà ceduto gratuitamente alla Diocesi che nominerà un rettore. La sopravvivenza del coro e dell'esposizione annuale dei mini-presepi sarà garantita, almeno finché padre Costanzo, ormai in là con l'età e costretto a fare la spola tra Recco e Chiavari, se la sentirà. «Anche i terziari francescani continueranno a svolgere le attività di riunioni di formazione e aiuto ai poveri», assicura padre Vaccari.
Ma le preoccupazioni di molti cittadini si concentrano sul futuro delle altre strutture di via san Francesco. Il convento per esempio, nel quale dimoravano i cinque frati e su cui da qualche tempo si è addensata qualche nube. «Nessuna speculazione edilizia», garantisce il ministro provinciale ligure che dà un nome e un cognome ai timori della comunità.
«La nostra intenzione è vendere col vincolo di realizzare una residenza protetta per anziani; piccoli appartamenti con servizi centralizzati, senza cambiamenti di destinazione d'uso rispetto alle “attività di servizio” indicate nel vigente piano regolatore. I proventi ricavati da questa operazione verranno utilizzati dai frati per mantenere altri conventi storici costruiti tra il '500 e il '700 e che quindi necessitano di manutenzioni particolari». Gli orti e i campi da calcio, una volta scaduto il contratto con la società che li gestisce, diventeranno parcheggi a raso con zone di verde: «Non c'è altra possibilità, quella è zona rossa e quindi non edificabile», sottolinea il sindaco Roberto Levaggi allontanando gli spettri di posti interrati. Già, il primo cittadino. Anche lui è finito al centro di qualche polemica per lo scarso impegno dimostrato nella salvaguardia dei frati sul territorio. A far storcere il naso quell'ordine del giorno da discutere nel consiglio comunale del luglio scorso poi ritirato senza motivazioni convincenti.

«Probabilmente - afferma Levaggi - ne presenteremo uno nuovo durante la seduta del 29 agosto e ci impegneremo a non concedere cambi di destinazione d'uso. Comunque possiamo dire tutti i no del mondo, ma la situazione non cambierà: i frati hanno deciso, se ne andranno».

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