Il patto di stabilità e l'«obbligo» del Comune di spendere i soldi

Spendere i soldi disponibili prima che arrivi la spada di Damocle del tanto temuto patto di stabilità. Queste le intenzioni del Comune di San Bartolomeo al Mare dopo l'approvazione del bilancio consuntivo 2011. Il documento finanziario, ricevuto l'ok dal consiglio comunale di martedì, si è chiuso con un avanzo disponibile di 426mila euro. L'amministrazione comunale sembra quindi orientata ad utilizzare questi fondi per interventi in materia di viabilità, arredo urbano e sottoservizi, da svolgersi prima del prossimo 31 dicembre. Questo perché a partire dal 1° gennaio, in base all'articolo 31 della legge 183/2011 sui i comuni con una popolazione compresa tra i 1.001 ed i 5.000 abitanti, anche San Bartolomeo al Mare dovrà entrare nel Patto di Stabilità, con tutte le conseguenti restrizioni per spese ed investimenti.
Durante la seduta si è poi assistito ad uno scontro tra maggioranza ed opposizione sulla copertura finanziaria dell'acquedotto. Secondo la minoranza è stata una scelta dell'amministrazione a determinare l'abolizione del minimo tariffario, con un conseguente costo per il Comune di 400mila euro l'anno. «Questo non è esatto - ha risposto il vicesindaco Valerio Urso -. Negli anni scorsi, questa misura è stata tolta su un'imposizione del Cipe, e noi non potevamo comportarci diversamente.

Per far ricredere il Ministero e il Cipe abbiamo promosso una interrogazione parlamentare e siamo anche andati a Roma per perorare la causa, che è quella di tutti i comuni turistici, purtroppo senza esito». Approvato anche il nuovo schema per l'esercizio in forma associata delle funzioni della polizia locale e la convenzione con Imperia per la gestione dell'Ufficio Iat.

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