«Poli di eccellenza coi soldi delle fughe»

(...) pazienti da altre regioni». Così Matteo Rosso, medico, vicepresidente della commissione sanità e consigliere regionale è intervenuto ieri in consiglio regionale aprendo una lunga seduta monotematica sui problemi della sanità.
Pochissimi i consiglieri di maggioranza in aula, mentre dall'altra parte, nello scranno degli assessori, l'unico presente era Claudio Montaldo, responsabile sì della Sanità, ma lasciato solo a fronteggiare l'assalto dell'opposizione.
A un certo punto è comparso l'assessore Pippo Rossetti, ma il grande assente è stato il presidente Burlando, «in ritiro» a pochi metri di distanza, nel suo ufficio. Eppure il capitolo sanità è quello più pesante sul bilancio di via Fieschi, e di certo il più caro ai liguri, costantemente alle prese con liste d'attesa sempre più lunghe e prestazioni di emergenza che fanno paura. Rosso ha subito stigmatizzato l'assenza del presidente dal dibattito. «Data l'importanza del problema, aveva il dovere di essere presente, anche perché la questione che abbiamo di fronte è politica: in questi anni - ha spiegato Rosso - si è guardato solo al contenimento dei costi e alle esigenze del personale e si è dimenticato che al centro del servizio deve esserci il malato. La nostra sanità deve essere umanizzata. Serve attenzione e cura verso il paziente: con i tempi contingentati lo abbiamo ridotto a una sorta di macchina rotta da riparare. Quindici minuti spesso non sono sufficienti per fare una visita cardiologica, eppure bisogna stare dentro quel limite di tempo».
Nel suo lungo intervento Rosso ha fatto vari esempi di malasanità: un bimbo di undici mesi con un tumore alla prostata non ha visto accolta la domanda di trasporto medico, a un anziano di 94 anni di Chiavari è stata fissata la visita all'ambulatorio di Casarza Ligure alle 8 del mattino e tanti altri e solo con proteste e veementi degli interessati si è potuto cambiare qualcosa.
«Ci sono due problemi nella nostra sanità: i tempi di attesa inaccettabili e l'intasamento dei pronto soccorso» ha precisato Rosso, che ha presentato cifre e dati da lui stesso raccolti durante mesi di sopralluoghi in reparti ospedalieri e ambulatori territoriali. «Abbiamo un peggioramento dei tempi per visite di colonscopia, ecografia, cardiologia - ha precisato Rosso - Per una visita radiologica si aspetta 7-8 mesi, per una oculistica 4 mesi. A Genova per una colonscopia si aspetta oltre 5 mesi, per una mammografia 7. Dobbiamo tenere conto che spesso si accede a questi esami dopo essersi sottoposto alla visita presso il medico di famiglia e lo specialistica, quindi i problemi sanitari si sono manifestati da molto tempo. Una problematica che investe anche un ospedale come il Gaslini che dovrebbe essere il nostro fiore all'occhiello: per un ecodoppler ci vogliono 5 mesi, 11 per una visita oncologica. Anche un esame semplice come l'elettrocardiogramma richiede spesso da 5 mesi a un anno e mezzo a seconda dei laboratori. Inoltre non c'è trasparenza alcuna nelle liste d'attesa: non si capisce perché e quanto si debba aspettare». A seguire, l'opposizione ha schierato anche Luigi Morgillo, Marco Scajola, Marco Melgrati e Roberto Bagnasco del Pdl, Maurizio Torterolo della Lega Nord, Raffaella Della Bianca del Gruppo Misto, e i biasottiani Aldo Siri e Lorenzo Pellerano che hanno ribadito la necessità di mettere mano al servizio sanitario regionale per renderlo più efficiente. Rosso ha anche avanzato la proposta di fare finalmente ricorso alla meritocrazia, premiando i medici bravi e rimandando gli altri a fare corsi di aggiornamento, al minimo dello stipendio. «Serve un segnale forte anche sul territorio, per non intasare gli ospedali ci vuole un maggior accordo (e incentivi) con i medici di medicina generale.

È chiaro che i pazienti anziani con la febbre il sabato sera, se potessero contare su una telefonata al medico di base non andrebbero al pronto soccorso». Insomma, le soluzioni ci sono. Ora servono gli atti della politica.

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