(...) e quando perdono perdiamo noi? Da quelli che il 14 febbraio 2010, a Torino, sfacciatamente pretesero dall'arbitro Mazzoleni il rigore del 3-2 finale per un fallo di Sokratis su Del Piero avvenuto un paio di metri fuori area? Da quelli che l'11 marzo 2012, a Marassi, si fecero beffe del Grifone grazie al macroscopico fallo da rigore di Pirlo su Marco Rossi non sanzionato dall'arbitro Rizzoli sullo 0-0 in zona Cesarini? A prescindere dal fatto che sabato scorso a Torino l'unico rigore assolutamente indiscutibile non sanzionato dall'arbitro Guida è stato quello di Vucinic per volontaria gomitata alla palla sullo 0-0, provate a chiedervi quali sarebbero state le conseguenze disciplinari se in un forsennato comportamento finale simile a quello manifestato dal signor Antonio Conte fosse putacaso incappato un allenatore del Genoa, della Sampdoria, dell'Atalanta, del Parma e dintorni. Nella circostanza, il signor Antonio Conte non vi ha forse richiamato alla mente i facinorosi ultras rossoblu che sciaguratamente interruppero la partita Genoa-Siena? Vogliamo scommettere che ben diverse saranno le conseguenze?
Ciò detto per puro senso di giustizia distributiva, visto che quella «pro veritate» è una chimera, badiamo a noi. Considerate le ulteriori imprese del Chievo di Corini e del Torino di Ventura, con rispettivi 10 e 9 punti di margine su quota 18 del Genoa, a 16 tappe dal traguardo, 48 punti in palio, la lotta per sfuggire alla retrocessione pare essersi obiettivamente ristretta a 8 squadre, da quota 24 della Sampdoria in giù, con forte puzza di bruciato per Siena e Pescara. Alla ricerca del terzo papabile, meritano al momento un occhio di riguardo le prestazioni della Sampdoria di Delio Rossi e del Bologna di Pioli, ma insomma fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. Proprio il Grifone - salvificamente consegnato da Preziosi al polso e al buonsenso di Ballardini a chiusura dello sciagurato balletto Malesani, Marino, Malesani, De Canio, Del Neri - ha coraggiosamente dimostrato nella gabbia delle belve più feroci del nostro circo pedatorio di aver trovato nel «3-5-2» il modulo tattico più adatto all'organico, che avrebbe in Granqvist-Portanova-Acerbi il miglior trio difensivo per la lunga volata finale, mentre ho il forte dubbio che perdendo Granqvist Ballardini possa contare su di un trio altrettanto affidabile. Quanto al centrocampo, incassato il conforto dei dirompenti cingoli di Kucka e della buona mobilità del sagace Matuzalem, si attende la crescita di Olivera, la conferma di Bertolacci e l'eventuale ritorno di Biondini, con la corsa dei vari Pisano, Rossi, Nadarevic, Antonelli e Vargas sulle fasce laterali. Mentre all'attacco sarebbe un delitto se bomber come Borriello e Immobile (chissà se rivedremo il Floro Flores che conoscevamo) non segnassero 15-20 gol globali da qui a fine campionato. Intanto arriva il verdetto dell'infermeria: Floro Flores fuori per 3-4 settimane, causa «una distrazione muscolare di primo grado al muscolo semitendinoso della coscia destra». Ma arriva anche il verdetto del Giudice sportivo, nei confronti della Juventus: due turni a Conte e Bonucci, inibito Beppe Marotta fino al 18 febbraio, un turno a Chiellini e Vucinic, ammenda di 50mila euro alla società.
Capitolo Samp: sei gol al Pescara come le lettere di Duccio e i figli di Duccio, nel memorial day blucerchiato più affettuoso, toccante, gioioso, paradossalmente più felice che si potesse immaginare. Questa è la Sampdoria, questa è la famiglia Garrone del prossimo presidente Edoardo. Questo è il clima nel quale Aldo Spinelli, ex presidente del Genoa e attuale del Livorno, in tribuna si spellava le mani ad ogni gol dei «cugini» blucerchiati; nel quale il parente e socio in Erg e amico Giampiero Mondini, ex grande manager del Grifo e del Savona, diceva con largo sorriso: «Se mi avessero detto che io, genoano di nascita, avrei finito per fare il dirigente della Sampdoria
». Bravo Delio Rossi, approdato in fretta al salvifico "3-5-2" che personalmente auspicavo dall'inizio del campionato. Bravissimo nel prezioso recupero dell'infaticabile cursore De Silvestri e principalmente in quello del sampdoriano verace Angelo Palombo nei panni di autorevole regista difensivo, ancor più pulito e implacabile che ai tempi della gloria: ci voleva quel genio di Sensibile, che ai Garrone è costato una cifra, per trattarlo a quel modo.
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