E così siamo riusciti a far perdere pure la Nazionale. Contro gli Usa. Novità assoluta. Quando Genova era la Superba, il genovese Cristoforo Colombo scoprì l'America. Due sere fa Carlos Bocanegra e compagni hanno infine scoperto a Genova il modo di battere l'Italia del pallone.
Intendiamoci, avessimo qui un Bradley, uno Shea, un Dempsey e un paio di difensori come i loro centrali, con un Klinsmann che ha insegnato loro il fuorigioco come nemmeno Zeman, il Genoa correrebbe in Europa e la Sampdoria volerebbe in A. Ma insomma, è un momento - purtroppo tutt'altro che fugace - in cui noi genovesi siamo agli antipodi di re Mida: tutto ciò che tocchiamo va a male. Come cantava Tenco («Vedrai, vedrai»), qualcosa cambierà. Ma quando?
Domani pomeriggio (Marassi, ore 15) ci riprova la Sampdoria. Senza Obiang (squalifica) e Renan (flessori). Con Eder, Pozzi e Juan Antonio. Contro il Verona di Mandorlini e Alfredsson che sta 17 punti più su. Padova, Varese, Brescia, Reggina e Bari non scherzano, ma poiché per martedì è fissato il recupero con l'Empoli, è il momento del bim-bum senza tante storie, dentro o fuori per il 5°/6° posto a fine maggio. Il «tecnico» Guastoni si è fatto «tecnicamente» da parte ed è cosa buona.
ome promesso dai Garrone, vada come vada auguriamoci per giugno l'avvento a mani libere in Corte Lambruschini di un direttore generale (purtroppo Sabatini, Sartori e Pierpaolo Marino non sono accessibili) del tipo Bigon, Corvino, Foschi, Marchetti, Pavone, Perinetti, Regalia e simili. E diamoci sotto.
Frattanto, non è un mistero, aleggia sulla serie A la «Sindrome Sampdoria» (chi non ricorda lo sfacelo blucerchiato della primavera scorsa?), da sfuggirne come leprotti.
Riguarda il Genoa e la Fiorentina (di cui Gilardino è la beffarda testa di ponte), cioè quelli che erano partiti per andare al galà di Palazzo e strada facendo sono rimasti in braghe di tela sotto un ponte; e se sfiora appena l'Inter (un punto nelle ultime 10 partite globalmente disputate!) è solo perché la Sventurata ha ancora 10 lunghezze di vantaggio sul Siena e 12 sul Lecce: quelli che hanno fatto scattare l'allarme rosso a Genova e Firenze quando al loro prodigioso rinsanguamento è corrisposto il graduale salasso del Grifone e della Viola. Poiché però a noi delle sorti viola interessa sì e no, mi concentro sul Grifo che con Malesani giocava male ma raggranellò 21 punti in 16 partite (media-gara 1,312) incassando 22 gol, e con Marino, giocando ora male ora bene, ne ha raccolti solo 10 in 9 partite (media-gara 1,1 periodico) sorbendosi la mostruosità di 24 pappine. Dice: però vorrà dire qualcosa se proprio ieri sono tornati alla base 12 elementi (Palacio, Kucka, Granqvist, Veloso, Jankovic, Jorquera, Birsa, Sampirisi, Alhassan, Baskera, Krajnc e Zima) che il Genoa aveva orgogliosamente prestato alle varie Nazionali. Sissignori: si tratta appunto dell'ennesima dimostrazione che il presidente Preziosi privilegia la vetrina alla squadra. E allora, cosa resta da fare al buon Marino? Primo. Scegliere i migliori nei vari ruoli, sperando di averli in buona salute: Frey il miglior portiere; Granqvist Carvalho e Kaladze i migliori difensori centrali; capitan Rossi il miglior jolly di difesa e centrocampo; Veloso il miglior centrale; Kucka e Biondini i migliori tuttofare; Jorquera il miglior rifinitore; Constant e Sculli i migliori esterni rispettivamente basso e alto; Palacio-Gilardino la miglior coppa d'attacco. Con Lupatelli fanno 14. Dal 15° al 18°, fra Mesto Jankovic Moretti Ze Eduardo Belluschi Sampirisi e Alhassan scelga di volta in volta il mister i migliori 4 secondo opportunità. Secondo. Marino curi con scrupolo la condizione fisica, decida il modulo che più gli aggrada e faccia giocare la squadra, senza girarla troppo, come Dio comanda. La lotta sarà dura ma andrà «comunque» arditamente affrontata. Fare 13 punti nelle ultime 13 partite sarebbe il minimo sindacale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.