Solo politici taroccati fan festa alla Bai

Cara vecchia Bai, cento anni e non sentirli, frizzante sfacciata irriverente esplosiva, travolgi con i tuoi balli sfrenati, punzecchi con la tua lingua affilata, con buona pace di sorelle zie madri sempre coinvolte in imprese non certo da educande. Ma ahimè, come spesso succede ai vecchietti, a volte ci si dimentica di te: il Veuve Cliquot - rigorosamente colmo di coriandoli, perché - «Bambole», lo champagne costa e non c'è una lira - l'hai stappato da sola e le candeline si sono spente nell'indifferenza della «crème della crème» cittadina. Poltrone istituzionali vuote per la Prima centenaria della Baistrocchi «Bella se vuoi venire - una corsa nel tempo lunga un secolo» in scena sabato sera al Politeama Genovese, tra consueti lanci di carta igienica, squilli di trombette e acidi commenti fuori scena; di sindaci governatori presidenti nemmeno l'ombra, del loro portafoglio poi non parliamo, sarebbe bastato il pensiero, ma nemmeno quello. Non si fa caso che la Bai, da ormai un secolo, con gli incassi fa della gran beneficenza. Fischi boati vergogna e via di seguito. Solo il fedele e ormai canuto Alfredo Biondi insieme all'immancabile Gianni Plinio, entrambi baistrocchini doc, è sempre in prima linea, mano sul cuore e inno a squarciagola, sulla testa il goliardo farcito di medaglie e gingilli di metà secolo. Ad augurare cento e più di questi anni, ancora, alla compagnia goliardica tra le più antiche in Italia. Fortuna che, se mancano i griffati, ci sono i taroccati, e sul palcoscenico sfilano le maschere dei politicanti di Zena e dintorni, e anche un po' più in là. Guardiamo l'Albo d'oro dei titoli secolari e piazziamo un bel «Chi la fa l'aspetti»: e allora signore e signori ecco a voi Ombrina Bollita, alias Marco Doria, una «buga con gli occhi a palla», bentornata poi alla Marta, sbriluccicante di paiettes, in coppia fissa con Claudio e tutta la fauna di Palazzo Tursi. Applausi scroscianti. Intanto si stendono due reggiseni tra le balconate e svolazzano, leggeri, variopinti palloncini marca Control: la scena impazzisce, sfilano le etoiles, leggiadre come farfalle nel candido tutù, con aloni sotto l'ascella e cosce tornite, fondoschiena fasciati da pizzi e tulle, peli da competizione e barba di due giorni. Saltano sgambettano fan la riverenza, battono le ciglia e sorridono ammiccanti, ombretto fashion e petto generoso (nonché villoso), mentre sfavillano «tutti i colori dell'Arco...bellino». E se è vero che «chi non ha mai visto il Can Can della Bai, allora non ha mai visto la Bai», non si sgarra, eccole, meglio che al Moulin Rouge, tutte in volant rossi e neri, guêpière d'ordinanza, stivaletto, cappellino e un lato B che fa venire il capogiro. Insomma, tutto nel più fedele rispetto della secolare tradizione, che porta alla ribalta i personaggi più noti della Bai: Piero Rossi, regista da più di cinquant'anni, insostituibile pilastro della compagnia, Giacomo Rigalza, scenografo fantastico, immancabile, pure lui da tempi immemori. Che dir poi degli attori senior, esilaranti senza limiti né scrupoli, né peli sulla lingua - in senso metaforico, qui è proprio il caso di specificarlo - che ogni anno preparano gli sketch e le gag nel miglior spirito della rivista: Edoardo Quistelli, Massimo Bianchi, Claudio De Maria, Adolfo Margiotta, Francesco Pittaluga, Pietro Paolo Tavilla. Infine tutta la banda degli attori junior e delle Bluebruttes girls, più coreografi, costumisti, cori e chi più ne ha ne metta. Ospiti, ricchi premi e cotillons. E naturalmente l'inno di chiusura. Di rigore.

Buon Compleanno, Bai!
Repliche fino al 20 gennaio, tranne il lunedì, e poi al Teatro Rina e Gilberto Govi di Bolzaneto, dal 25 al 27 gennaio e dall' 1 al 3 febbraio. Info e prevendita tel. 010.8393589 o 339.5913793 (Politeama) e 010.7404707 (Govi). www.baistrocchi.org

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