Nella Germania della Merkel tra povertà e disuguaglianze

In Germania un quinto della popolazione (16 milioni di persone) vive minacciata da povertà ed esclusione sociale

Nella Germania della Merkel tra povertà e disuguaglianze

Stoccarda – In Germania un quinto della popolazione (16 milioni di persone) vive minacciata da povertà ed esclusione sociale. Il 4,4%, invece, è in condizioni di estremo disagio, e non riesce a pagare le bollette a fine mese o a riscaldare la casa. Questo il quadro allarmante della società tedesca emerso dai dati diffusi ieri dall’ISTAT tedesco, lo Statistische Bundesamt. Il ritratto che ne esce, inutile dirlo, è molto diverso dalle rappresentazioni edulcorate che circolano nei nostri media. Il Paese cresce ancora, ma solo a vantaggio di pochi. Il paradiso non è qui. La Germania di oggi è patria delle disuguaglianze più feroci.

Certo, riguardo alla povertà la media europea è ancora più elevata: a vivere in condizioni di estremo disagio nell’UE sarebbe addirittura l’8,1% della popolazione. Magra consolazione, soprattutto se si tiene presente che la Germania è ai primi posti al mondo per le diseguaglianze sociali ed economiche. Come riportato dallo Spiegel, la società tedesca somiglia sempre di più a quella degli USA, polarizzata fra poveri e ricchi. Questo a dimostrazione di come i dati sulla crescita possano trarre in inganno, e un suo segno positivo del PIL non sia necessariamante uguale a un benessere diffuso. Nell’Eurozona, stando a uno studio diffuso dalla Deutsche Bundesbank a marzo, la Germania sarebbe infatti al penultimo posto in assoluto – seguita solo dall’Austria – per quanto riguarda la ridistribuzione della ricchezza. Il 60% dei beni è in mano di un esiguo 10% della popolazione, mentre la metà più povera del Paese ha a sua disposizione soltanto un misero 2,5% di ricchezze.

Un cambiamento radicale, quello avvenuto nella Germania a partire degli anni duemila, e che sta favorendo l’insorgere di partiti e movimenti anti-sistema, soprattutto a destra. Il ceto medio scivola sempre più verso il basso, e la mobilità sociale è minima. «In quasi nessun altro Stato l’origine sociale influenza tanto il proprio reddito quanto in Germania, e i poveri restano poveri, mentre i ricchi restano ricchi – e questo per generazioni»: a scriverlo non è un astioso oppositore della Merkel, ma Marcel Fratzscher, consigliere del ministro dell’economia Gabriel. Anche il governo sembra essersi accorto del problema, senza però potere (o volere) trovare soluzioni adeguate per contrastarlo.

Continuiamo, nel frattempo, a leggere sulla stampa italiana articoli al limite del ridicolo sulla situazione sociale e lavorativa in Germania.

Tutti comodamente scritti da Roma o Milano, senza dubbio. Tutti unanimi nel decantare la magnifiche sorti e progressive di un trasferimento in terra teutonica per i nostri giovani. Un Eldorado che – se mai è esistito – è ormai fuori tempo massimo, archiviato da pezzo.

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