Sabato scorso, per le strade di Colonia, alcuni musulmani residenti in Germania sono scesi per le strade per esprimere la propria solidarietà nei confronti dei cittadini europei vittime degli attentati e per esprimere il loro distacco da ogni forma di terrorismo e di odio religioso. Tuttavia, nonostante i buoni propositi delle associazioni che hanno organizzato l’evento, quella che doveva essere una grande marcia di pace e l’invio di un messaggio di distensione nei confronti dell’Europa, si è rivelata un clamoroso insuccesso. Soltanto cinquemila, forse, sono stati i musulmani che hanno preso parte alla marcia che vedeva tra i suoi promotori il teologo islamico Lamya Kaddor e l’attivista Tarek Mohamad. Un numero bassissimo se si pensa alla presenza islamica in Germania, che ad oggi arriva a circa cinque milioni di fedeli. Un numero basso che ha posto in evidenza tutti i limiti del dialogo interreligioso in Germania e di come sia difficile, nonostante anni d’integrazione, risucire a concentrare gli sforzi per trovare una piattaforma comune su cui dimostrare l’avvenuta integrazione dei musulmani in tutto il territorio tedesco.
La ragione principale del fallimento di questa marcia è stata individuata nel momento in cui la più grande associazione islamica di Germania, “l’Unione turco-islamica per gli affari religiosi” (Ditib), finanziata direttamente dal Direttorio per gli Affari religiosi di Ankara, aveva annunciato che non avrebbe partecipato alla marcia. Un rifiuto motivato sulla base di due assunti: il primo, che i musulmani sono i primi a essere colpiti dagli attentati dell’Isis e che quindi non era necessaria alcuna presa di distanza ufficiale; il secondo, che non si poteva chiedere una marcia in pieno Ramadan. Per queste ragioni, Ditib non solo ha affermato di non partecipare alla marcia di Colonia, ma ha anche invitato i suoi aderenti a non prenderne parte. Un invito accolto in massa dalla base dell’associazione, se si pensa che i suoi adepti tedeschi sono circa 800mila e a Colonia non si sono raggiunte le cinquemila presenze.
L’assenza di Ditib ha scatenato le immediate reazioni della classe politica e della società civile della Germania, che da questa marcia si attendevano un messaggio di distensione dopo settimane in cui il terrorismo colpisce indiscriminatamente i Paesi di tutto il continente europeo. Tutti i partiti tedeschi hanno stigmatizzato il rifiuto alla marcia ritenendo che si sia trattato di un’occasione perduta per rinnovare su basi di dialogo e di apertura la convivenza pacifica fra musulmani e non musulmani. Una convivenza messa a repentaglio anche da questa mancanza di prese di posizioni forte da parte della maggiore associazione di riferimento per gli islamici tedeschi.
La decisione di Ditib di non partecipare alla marcia contro il terrorismo, arriva in un momento di forte tensione tra l’associazione e l’esecutivo tedesco. Per mesi, l’organizzazione è stata accusata di essere complice del governo di Ankara nello spionaggio delle comunità islamiche in Germania, soprattutto nell’ottica di ricercare sospetti affiliati al movimenti di Gülen. Sono circa 900 le moschee controllate dall’Unione turco-islamica, con una rete di imam che rappresenta un vero e proprio sistema di informazione per il governo turco. Inoltre, va ricordato che l’associazione islamica riceve da anni finanziamenti pubblici del governo tedesco per la realizzazione di progetti volti all’integrazione e alla cooperazione. Dal 2012 a oggi, il governo federale ha stanziato sei milioni di euro a favore di Ditib e, negli stessi anni, l’associazione riceveva scuramente finanziamenti anche dal governo turco, visto che i dirigenti di Ditib sono spesso residenti in Turchia.
Finanziamenti che sono stati sospesi a seguito delle accuse di spionaggio rivolte all’associazione da parte della polizia tedesca e che non sembra siano all’ordine del giorno dopo l’ennesima dimostrazione di assenza di dialogo da parte dell’organizzazione islamica. L’ennesima dimostrazione di come Angela Merkel abbia commesso errori macroscopici nella sua politica d’integrazione, affidandosi a un’organizzazione legata a doppio filo all’islam turco e al governo di Erdogan.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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