Giacomo Balla, dal cubo al moto Nonsolofuturismo

A Palazzo Reale apre la grande antologica del pittore torinese

Giacomo Balla, dal cubo al moto Nonsolofuturismo

Milano - L’analisi cubista entra in contatto con la «sintesi dinamica» teorizzata da Boccioni e diventa la grande scoperta del Futurismo: emotività immediata e persino traumatica, sono la condizione fondamentale dell’arte italiana da Marinetti a Balla. La velocità è una forza che comprende tre entità, l’oggetto in movimento, lo spazio e la luce che lo circondano.

Sotto questa spinta che arriva a deformare i corpi e le figure si muove anche la ricerca di Giacomo Balla, il quale elimina quasi completamente la figura: il corpo umano, le ruote di un’automobile si fanno forme dinamiche come quella di un pesce che si muove tra le correnti di un corso d’acqua.

La mostra che si apre il 15 febbraio a Palazzo Reale dal titolo Giacomo Balla. La modernità futurista vuole rendere omaggio con 200 opere all’artista dopo 40 anni dall’ultima antologica, per restituire a questa importante figura dell’arte italiana il merito che gli spetta, ossia quello di avere aperto la strada alle avanguardie storiche ancor più di Boccioni: una rassegna divisa in cinque grandi sessioni, dal 1900 al 1929, a cura di Giovanni Lista, Paolo Baldacci e Livia Velani. L’esposizione che durerà fino al 2 giugno, è accompagnata da un ricco catalogo di Skira.

Giacomo Balla (Torino 1874-Roma 1958), già dai primi lavori, una fase divisionista che culmina nel 1910 e un’altra che ricalca la fotografia con le monocromie grigie fatte in serie (18 opere esposte a Roma nel primo decennio del secolo), elimina i colori per poi riprenderli più avanti, lasciando qualche accenno al solo azzurro come a indicare l’aria come mezzo atmosferico. Di un’automobile si vedono solo le ruote, gli ingranaggi, tutto è percezione simultanea, l’immagine viene sdoppiata, i cerchi concentrici diventano spirali per indicare il «moto generatore», il senso del progresso, i sobbalzi di una macchina: forme triangolari sono causate dal sobbalzo del terreno. Da qui emerge anche la «psicologia del moto». Grandi curve ellittiche raffigurano le onde del movimento che l’auto in corsa crea nell’atmosfera. Il contrasto è dato dalle verticali: segni di stasi fanno risultare miracolosamente il dinamismo, un tema su cui Balla meditava già dal 1909, anno del «Manifesto Futurista» di Filippo Tommaso Marinetti.

«Cane al guinzaglio» del 1912 prescinde dall’immagine visiva come «Automobile in corsa» del 1913; la sua ricerca si fa linguistica per mirare a stabilire un codice di segni che significano dinamismo e velocità, concetti legati alla modernità. Anche i segni che indicano i riferimenti alla natura esprimono qualcosa di non naturale: il tutto appare come un insieme di congegni meccanici, un rapporto tra spazio e oggetto che produce sensazioni visive legate al ritmo motorio. Se le forme ideate da Boccioni furono utilizzate nella produzione industriale, quelle di Balla servirono come visioni verbali per comunicare in modo veloce. Pubblicità e fumetti, un inizio di un repertorio che la cultura moderna si è servita per comunicare messaggi e informazioni, importanti per il funzionamento di una società tecnologicizzata.

Giacomo Balla. La modernità futurista
Palazzo Reale
Dal 15 febbraio al 2 giugno
Tutti i giorni 9.30-19.30
(lunedì 14.30-19.30, giovedì fino alle 22.30)
Info: www.mostraballa.it

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