Se la volgarità non ci ripugnasse, diremmo che le parole del guardasigilli Clemente Mastella ci provocano il mal di stomaco, per non parlare di molto peggio. È difficile negare che il ministro si è esercitato nella più sconcia delle esercitazioni parolaie per prenderci tutti in giro e mascherare il vuoto pneumatico delle sue argomentazioni.
Verifica, rimpasto...: un lessico sciagurato che ricorda la peggiore prima Repubblica. Non quella delle coalizioni che governavano alla men peggio, ma la stagione più funesta del degrado partitico che scivolò rapidamente nel dramma di tangentopoli.
Oggi - ahinoi! - siamo di nuovo nella stessa palude. Di fronte a un governo Prodi che è tutto fuorché un governo; di fronte al coacervo informe che qualcuno con fantasia e coraggio si ostina a chiamare maggioranza parlamentare; di fronte a un Paese che reclama chiarezza, decisione e tempestività mentre l'esecutivo si balocca nelle faide di cortile; di fronte a tutto ciò, che fa il Mastella? Dà il peggio di se stesso. Lo conoscevamo come il rude democristiano di potere che dice pane al pane senza infiocchettare i discorsi. Questa volta, invece, non è affatto andato al sodo - il governo disfatto, quindi la necessità di rimettere il mandato al popolo - preferendo esibirsi in un avvilente illusionismo di se stesso e del prossimo.
Occorre una bella faccia tosta, prima per proclamare che «l'unica cosa che non si può fare è provocare l'ira del Paese», e poi per raccontare che a gennaio si vedrà, si potrà snellire la compagine, cambiare qualche ministro, e verificare se ci sono le condizioni per andare avanti.
Andare avanti? Siete davvero diventati pazzi. Certo, al ministro Mastella non interessano le grida di dolore che salgono da tutti gli orizzonti per porre mano ai problemi reali del Paese smettendola di giocare allo sfascio. Gli importa solo la propria botteguccia. Vuole lasciare la poltrona che ormai scotta perché ha combinato tanti di quei pasticci con e contro i magistrati, che deve mettersi in salvo in qualche altro ministericchio dove vi siano un po' di miliardi in più da distribuire «per lo sviluppo del Sud».
Suvvia, signori della maggioranza, ora che dovete legittimarvi con il Partito democratico, siate più seri! Suvvia, ministro Mastella, recuperi il suo proverbiale realismo, lasci a Ceppaloni le verifiche, i rimpasti e le dispute sulle riunioni ministeriali, e dica, senza tanti giri di parole, che la festa è finita, il governo non c'è più, e che è ora di andare sulle piazze per chiedere il giudizio degli elettori che sono, fino a prova contraria, gli unici arbitri della legittimità democratica.
Massimo Teodori
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