Per gli uomini giordani sarà ora più difficile pretendere dalla fidanzata il controllo della sua verginità prima del matrimonio. Il Consiglio religioso nazionale, alto organo per l'emissione delle fatwa (i pareri religiosi islamici), ha infatti vietato con una decisione storica questa pratica, nel tentativo di rispondere al crescente dibattito sulla sua accettabilità dal punto di vista morale. Esponenti del Consiglio, formato da figure religiose di rilievo e da studiosi indipendenti, hanno così voluto arginare il fenomeno dopo che si sarebbe registrato un significativo aumento degli uomini che mettono in questo modo in dubbio la moralità delle loro future spose.
Il decreto del Consiglio religioso invita il personale medico a non compiere esami della verginità tranne che su richiesta degli organi giudiziari. «Il corpo umano è sacro», si legge nel documento del Consiglio, che aggiunge: «Le nostre donne sono troppo nobili e hanno troppa dignità per essere trattate in modo così degradante». Secondo funzionari del Centro nazionale per la medicina forense, sono però sempre più numerosi gli uomini che lo fanno. In merito non vi sono statistiche precise, anche se il presidente dello stesso National Forensic Center, Moemen al Hadid, ha calcolato che vi siano un migliaio di test all'anno, secondo quanto riferisce il sito di Al Arabiya: «non un grande numero - ha aggiunto - al confronto con altri Paesi nel mondo».
Il gran mufti della Giordania recentemente si era rifiutato di emettere un giudizio sul tema, innescando così il vasto dibattito sulla moralità della pratica in una società, come quella giordana, ancora dominata dalla figura maschile. Le donne che non possono provare di essere vergini rischiano di finire in disgrazia, se non di venire uccise dai propri parenti per ragioni d'onore. Ampi settori della società tribale collegano infatti la moralità delle donne alla loro verginità. E la legge non pone troppi ostacoli agli uomini che uccidono sorelle, figlie e madri nei delitti d'onore, puniti in modo mite. La fatwa del Consiglio - presieduto da Nopuh Qudah, già mufti delle forze armate e tra le autorità religiose più in vista del Paese - non ha valore vincolante per i fedeli, ma darà un pò di respiro al personale del centro di medicina forense assediato dalle richieste, cui del resto viene data risposta anche in cliniche e studi medici privati.
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