Giorgia: «Mi sento uno spirito libero che ha paura di volare»

Giorgia: «Mi sento uno spirito libero che ha paura di volare»

«Il mio difetto? Non avere sufficiente consapevolezza di me». Ha ammesso Giorgia, prima di partire per il tour. «Ho sempre pensato di essere diversa da come appaio. Ho trascorso tanti anni cercando di essere adatta, e sentendomi inadeguata. Poi mi sono fermata, ho ragionato, e sono ripartita da zero». È fatta così, Giorgia. Scanzonata («Libera la mente»), sensuale («Chiaraluce»), ma anche riflessiva, insicura, con mille titubanze («Stonata»). Come la paura di volare, che l’accompagna fin da bambina, e che forse le ha impedito di fare «il grande salto» e sfondare all’estero, al pari di altre vocalist «made in Usa» come Beyoncé, Anastacia, Alicia Keys. Eppure Giorgia alle (seppur brave) colleghe americane ha poco da invidiare. Sicuramente non la voce. Versatile, camaleontica, capace di spaziare dal jazz al melodico senza dimenticare la sua naturale vocazione soul, ha sempre mantenuto quel suo gusto adolescenziale per le sfide: lo «Spirito libero» che ha dato il titolo alla canzone, alla collection (un cofanetto di tre cd uscito lo scorso novembre, che ha già superato le 200mila copie) e al tour che stasera la vedrà esibirsi a Milano, al Forum di Assago (ore 21, tel. 02-4805731) per proseguire tra i palchi di mezza Italia. «Per realizzare questo progetto ho dovuto ripescare vecchi dischi, che ora mi suonano strani – ha dichiarato l’artista -. Ma vedere che un cambiamento c’è stato mi ha sollevato, mi ha fatto capire il senso del mio percorso». Il percorso di Giorgia (all’anagrafe Giorgia Todrani, 38 anni il 26 aprile) continua tra alti e bassi dal 1994, quando viene lanciata a Sanremo come cantante rivelazione (con «E poi» nel 1994 e «Come saprei» nel 1995), apprezzatissima dalla critica e da star internazionali come Pavarotti, Elton John, Herbie Hancock, Ray Charles, Lionel Richie, con i quali si confronterà in duetti mozzafiato in giro per il mondo. Nel 2007 incide persino un brano con Mina, «Poche Parole», pubblicato tra i 15 inediti dell’album «Stonata» (180mila copie vendute, due dischi di platino e un disco d’oro). Poi qualcosa si intoppa: «La prima vera crisi è stata nel 1996 – ha dichiarato di recente -. Ero stufa, senza idee e senza l’incoscienza di un tempo. Finché ho incontrato Pino Daniele che mi ha prodotto un disco (“Mangio troppa cioccolata“ del 1997, ndr) e mi ha rimesso in pista». Poi, nel 2002, la scomparsa del cantante, e compagno di vita, Alex Baroni. «Dopo la sua morte ho dato i numeri. Per non pensare lavoravo fino all’esaurimento. Ricordo scenate, concerti finiti in lacrime». Stasera, la vocalist romana ora legata al rapper Emmanuel Lo, ripercorrerà attraverso le sue canzoni quindici anni di carriera, accompagnata da Sonny T (direzione musicale e basso), Alessandro Centofanti (tastiere), Claudio Storniolo (tastiere), Marco Rinalduzzi (chitarre), Mike Scott (chitarre), Marcello Surace (batteria), Diana Winter (voce) e dal corpo di ballo (Etienne Cacciari, Riccardo Benetazzo, Armando Bardino). Sul palco, allestito come un grande involucro argentato, proporrà il meglio del suo repertorio («Girasole», «Come saprei», Gocce di memoria», «Un amore da favola», «Vivi davvero») più quattro inediti, tra cui il nuovo «Per fare a meno di te», colonna sonora del film Solo un padre di Luca Lucini.
Più matura e consapevole, nei nuovi brani Giorgia dice quello che pensa senza troppi fronzoli o orpelli. Parla di attualità, della crisi, del malessere generazionale, strizza l’occhio - centrando l’obiettivo - a una qualità del sound di caratura internazionale.

Una festa del bel canto che spazia dal soul al jazz, al funky, perché l’anima nera della cantante, sopita nei primi anni più melodici, è ora prepotentemente tornata alla luce, mostrando al pubblico la sua poliedricità vocale e interpretativa. Spirito libero, appunto.

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