Giraudo il quarto uomo delle intercettazioni

Franco Ordine

I tre allegri e scanzonati protagonisti delle telefonate finite sul tavolo di Guariniello non sono precisamente tre. Pierluigi Pairetto, Luciano Moggi e Innocenzo Mazzini non sono gli unici a parlare tra loro, a discutere di arbitri, di designazioni gradite e sgradite, senza per questo commettere il reato di frode sportiva, macchiando però in modo sensibile l’abito bianco dei ruoli istituzionali ricoperti da due del trio, l’ex designatore silurato al volo dall’Uefa, e il consigliere federale toscano. Quest’ultimo poi è il protagonista di un gustoso siparietto registrato nel corso di una delle recenti sedute del consiglio federale. Chiese infatti di «trascrivere a verbale il parere contrario in materia di doping» riscuotendo la battuta fulminante di Franco Carraro: «Eh, caro Mazzini, tu sei un esperto di trascrizioni!». Alcune, con Mazzini da una parte e Pairetto dall’altra, non sono testi esaltanti. Altre invece risultano esilaranti perché conterrebbero giudizi taglienti come accette nei confronti di Carraro («è un c...») e di Abete («non conta un c...»). La conseguenza per Mazzini è una sola: uscirebbe dal giro degli accompagnatori della Nazionale in vista del mondiale. E Giancarlo Abete, vice vicario di Carraro, diventerebbe di fatto il capo-delegazione degli azzurri. Dopo Pairetto, dunque, tocca a Mazzini pagare il conto salato del caso.
Ma tre sono soltanto i primi nomi affiorati tra le pieghe dell’indagine penale che s’intreccia con quella calcistica. Altri sono in arrivo, destinati a spuntar fuori appena s’incrociano dati, riscontri e soprattutto si scorre il registro degli indagati di Torino da cui salta fuori il quarto nome, Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, consigliere federale in carica. È lui, secondo la ricostruzione effettuata dai cronisti della giudiziaria di Torino, il terzo personaggio iscritto nel registro degli indagati (con Moggi e Pairetto) prima che la procura decidesse l’archiviazione del procedimento penale. Giraudo parla con Moggi, naturalmente. E viene informato anche di qualche stravagante richiesta che riguarderebbe il mondo della televisione. Ora il fascicolo, trasferito alla federcalcio e da questa alla procura romana, finisce nel filone dell’inchiesta sulla Gea, Moggi jr per intendersi, portato avanti dai pm Luca Palamara e Maria Cristina Palaia. Il contenuto dei colloqui riporta alla luce il traffico di procure sportive e di calciatori su cui Zamparini spara a zero, «è il vero cancro del nostro sport» sostiene il presidente del Palermo.

L’intervento della magistratura ordinaria, al momento, è il paracadute utilizzato da Carraro e dalla federcalcio per fermare l’orologio della giustizia sportiva. È un giochino di sponda, come si capisce, per tentare di passare indenne il mondiale.

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