Salvatore Trapani
da Cannes
A fine Festival riflessioni sul cinema da un illustre regista francese, Jean-Luc Godard, con il film sperimentale Moments choisis des histoire(s) du cinéma. La settima arte vista come un sentimento dell'uomo, perfino prima che il cinema esistesse. Vi si evocano Nosferatu di Murnau come Il nome della rosa di Annaud.
Davanti alla macchina da scrivere, con una pipa fumante e Parigi sullo sfondo, Godard dice: «La storia con la S maiuscola è la storia del cinema. Conosciamo Napoleone, Cesare e i grandi condottieri perché li ha raccontati il cinema».
Poi scivola sulla pittura e vede nell'impressionismo, anche quando si vena di simbolismo, il momento più importante del sodalizio tra arte e vita. Proprio allora nacque la fotografia, prodromo del cinema. E la lotta tra classico e moderno si fece acerrima. La figura di Ulisse, eroe alla scoperta di nuovi mondi - evocato da Godard fin dal Disprezzo (1963) - simboleggia questo rapporto dialettico. Simile in questo al regista, con i suoi occhi critici sulla storia. Godard vede in Goya e Picasso i suoi maestri in arte, perché fecero della critica al presente la forma del loro disegno e poco importa il colore, che anzi, dice, «nel cinema ha ucciso le sfumature dei sentimenti».
Alfred Hitchcock è il suo regista preferito, nei suoi gialli c'è la sintesi tra corpo e psiche: archetipi morali dell'antichità. Ricorda così La donna che visse due volte (1958) con un dipinto preso a pretesto per simboleggiare la vicenda narrata nel film.
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