Marcello Chirico
da Milano
Limpegno cè stato (oltre quattro ore, tiratissime, di faccia a faccia no stop), così come non sono mancate le buone intenzioni (quelle, appunto, di voler realizzare per davvero le infrastrutture che servono al Nord Italia). Ma prima di dichiararsi soddisfatti, in Regione Lombardia aspettano di vedere fatti concreti. Che significa: impegni scritti nero su bianco e buone intenzioni tradotte in moneta sonante. Perché, aldilà delle parole («è un diritto costituzionale delle Regioni gestirsi le infrastrutture») le perplessità governative sulle grandi opere restano. A cominciare dalla nuova direttissima Milano-Bergamo-Brescia (« la BreBeMi se la facciano da soli») e possibile nascita di un polo autostradale del Nord che sia al tempo stesso concedente-concessionario.
«Questautunno saprete se sono soddisfatto: a ottobre, quando leggerò il testo del nuovo accordo Stato-Regioni rivisto e corretto, dopodiché a novembre, quando verrà inserita in Finanziaria la quantità di risorse con cui il governo si impegnerà a realizzare le opere richieste», è stato chiaro Roberto Formigoni al termine della full immersion organizzata ieri, al grattacielo Pirelli, col ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro e gli altri soggetti interessati alla costruzione delle grandi opere stradali e ferroviarie in Lombardia (le 12 Province, il Comune di Milano e lAnci in rappresentanza di tutte le altre municipalità).
Lideale proseguimento della discussione abbozzata, ad inizio settimana, a quel «Tavolo Milano» che - è notizia di ieri - Romano Prodi istituzionalizzerà, con decreto, entro la fine di agosto. Anche se il vertice di ieri al Pirelli, di fatto, non centra nulla con quel tavolo, essendo stato chiesto da Formigoni al premier circa un paio di mesi fa, dopo i primi campanelli dallarme sulla preoccupante situazione finanziaria di Anas e il possibile blocco di progetti e cantieri. Il governatore manifestò i propri timori e il ministro Di Pietro diede limmediata disponibilità a parlarne, in modo da stabilire insieme le priorità. Si comincia con la Lombardia, poi toccherà a tutte le altre Regioni «proprio perché non cè solo la Lombardia - ha ricordato ieri Di Pietro -, ciascuna ha le sue esigenze e alcune sono imprescindibili: in giro ci sono strade e ponti che crollano, e i primi soldi verranno destinati lì per ragioni di sicurezza». Dopodiché si passerà a scrivere lelenco delle opere definite da Di Pietro «interessanti».
In Lombardia, di opere stradali «interessanti» ne ha individuate solo due: la Pedemontana e la Tangenziale est esterna (Tem) di Milano. Sui fondi per realizzarle, il ministro ha detto di poter investire solo la metà degli «onerosi» 4.7 miliardi di euro previsti per la prima, quindi giudicato «trattabili» i 250 per la seconda. E la Brebemi? «Se la Regione vuole costruirla, non ci opporremo, visto che ritiene di potersela autofinanziare, e poi perché serve a decongestionare i flussi di traffico. Per noi sarebbe però un problema doverla pagare». Un «nì» che potrebbe trasformarsi in «no», se le contrarietà del ministro («è anacronistica con la quarta corsia della A4») si tradurrà nello stop alla convenzione Anas-BreBeMi per la copertura degli extracosti (altri 580 milioni di euro). Confermato invece limpegno per il corridoio 5 della Tav.
Infine la nascita del Polo Autostradale lombardo lanciata da Formigoni, intenzionato a subentrare con un soggetto regionale agli spagnoli di Abertis nella prossima fusione con Autostrade Spa.
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