«Il governo ha affondato il mio porto»

«Mi rendo conto di aver posto un obiettivo troppo ambizioso rispetto al contesto nazionale così debole». Parte così l'ennesimo attacco di Marta Vincenzi contro chi ha messo i bastoni fra le ruote fra lei e il suo porto lungo. Attacca il governo, il suo governo, ma anche i governi precedenti, le istituzioni europee e la classe dirigente locale che non «hanno sostenuto - dice - il modello di sviluppo portuale in cui credo». Si sfoga nella sala rossa e si affida ai consiglieri per rispondere a una domanda amletica: «Tempo scaduto oppure no?». Dice di non parlare di persone, ma di modelli di sviluppo, anche se, a margine del consiglio si lascia scappare che «non considerare una persona dalle notevoli conoscenze internazionali (alias il suo Paolo Costa, ndr) piuttosto che una persona con competenze locali (alias Luigi Merlo, ndr) lascia supporre che si dia più importanza ai problemi locali» che non c’entrano affatto con la dimensione europea del suo porto. Quello che dovrebbe triplicare i traffici e «far diventare il Genova il punto di partenza del Corridoio 24». Quel corridoio «per cui a livello comunitario non si è trovato un euro - accusa - nonostante mi sia battuta in tutte le sedi fino alla disperazione». Ma nel gioco «tutti contro Marta» finisce anche il governo: «Le proposte che abbiamo avanzato sono state ignorate sia in Finanziaria sia dopo, con nuovi segnali negativi».


È pronta a dialogare con il nuovo presidente e perfino a valutare un nuovo progetto di sviluppo. Ma se non riuscirà a mantenere quanto ha promesso in campagna elettorale, si dimette? Macché, non ci pensa nemmeno, e replica decisa: «Lavorerò per far sì che un passo indietro semmai lo facciano gli altri».

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